A Pescara si surfa. Su onde a km zero
C’è un braccio di mare senza scogli. Giuseppe mi dice che è l’unico qui sulla riviera pescarese, proprio mentre l’amico Alessio è al nostro fianco. Qui non ci sono frangiflutti è una frase che potrebbe sintetizzare lo spirito indomito di due giovani uomini appassionati di surf – penso – ma poi decido di non dirlo.
L’ultima ora del giorno
Ho messo da parte questa storia, forse con la stessa pazienza che accompagna la formica durante la raccolta delle provviste. Pigiando sulla tastiera trovo singolare che nei primissimi giorni d’autunno, io non sia riuscito ad imboccare una strada alternativa. Per una sola ragione o forse per un milione di ragioni diverse, non ho trovato storie
L’oro che avevo e la vita che volevo: la sfida di David
Alla fine soltanto grazie ad una foto incrocio – realmente – gli occhi di David Glasheen. Da quel che vedo, dovrebbero essere blu come il mare che circonda l’isola dove vive da un quarto di secolo, non distante dalla costa australiana. A onor del vero, Restoration Island è l’isola che nel 1789 salvò il famoso Capitano Bligh e i suoi fedelissimi dopo l’ammutinamento dell’ equipaggio a bordo del Bounty.
Ho davanti gli anni migliori. O forse no: confusioni di uno xennial
Sono uno Xennial e a quanto dicono, dovrei esserne orgoglioso. Qualche professore emerito che vive down under, ossia dall’altra parte del mondo, mi definisce così. Ovviamente non sono l’unico Xennial su questa terra: perché a popolare questo satellite sorto da poco ci sono milioni di miei “simili” nati in un momento storico ben preciso.
Due nomi e una vita insieme. I 25 anni di Enisco
La verità di Enisco sta tutta in un piccolo angolo della loro cucina. Conosco i suoi proprietari da pochissimi minuti, ma questo non ha impedito al sottoscritto di pranzare con loro. Domenico è seduto a capotavola, sua moglie Ines si alza da tavola continuamente e si preoccupa del mio pranzo come se fossi suo figlio o suo nipote. In un attimo abbiamo abbattuto ogni formalità, in un baleno prendo confidenza con il loro passato.
Io mi ricordo. Un esame, un’estate e tanti domani.
L’sms di Claudia ce l’ho ancora stampato in testa. Mi è arrivato verso le diciannove. La mia storica compagna di classe mi chiedeva se era stata studiata una disposizione tattica dei posti. Per la cronaca, l’ho richiamata a casa soltanto due ore dopo: i nostri mezzi erano limitati, le mie risorse economiche pure, con forti ripercussioni sul credito del mio Panasonic.
Io leggo. Due volte a settimana
Elio Toso entra nella vita delle persone diversamente da tanti altri. Il protagonista di Due volte a settimana, il primo romanzo di Ernesto Valerio edito da Presentarsi e giunto rapidamente alla terza ristampa, è infatti un uomo che ha abbandonato il suo vecchio lavoro nella grande distribuzione per salvare dall’incuria e da morte certa, oggetti appartenuti agli altri. Elio Toso è colui che l’autore, coetaneo del sottoscritto, definisce giustamente junker.
L’impresa (ma soprattutto l’anima) di Levi Siver
Prima della discesa sulle montagne innevate vicino Sapporo, Giappone, vedi Levi Siver affrontare l’inevitabile salita. La natura non fa sconti nemmeno a lui, campione di windsurf americano, capace – come recita mamma Redbull che l’accompagna – di piegare il vento al suo volere. Tuttavia, anche questo può non bastare: Levi vuole dimostrare a se stesso, più che agli altri, di essere sempre il primo.
Dimmi se sarò felice
“Zio Ugo è sempre felice. Perché?”A mio nipote che non va ancora alle scuole elementari vorrei poter dire che è vero. Ovviamente, non intendo gettarlo nello sconforto negando questa sua affermazione dal principio alla fine. Per questo non intendo dargli una riposta. Voglio che ci creda e continui a vivere finché può quest’interludio della sua infanzia, dove ai giochi ed ai disegni seguiranno i primi faticosi compiti delle scuole elementari.
Senza alcool e droga. Un'(altra) ricetta islandese
L’Hakarl è la ricetta islandese più nota. Non è facile da preparare: non si salta in padella e non si scalda al microonde. Prevede processi elaborati come essiccatura in appositi contenitori di legno e conseguente stagionatura. In altre parole, hakarl è carne di squalo putrefatta che da quelle parti è piatto nazionale, da difendere perché è tradizione. Da diffondere, attraverso la grande distribuzione.