Categoria : Cultura Riscopriamoli...
Categoria : Cultura Riscopriamoli...
Maria ha otto anni ed è seduta nel salotto della sua bella casa di Vienna. Non sta giocando, visto che le piace fantasticare sulla donna che sarà. Ogni volta che immagina il futuro, sua zia Adele corre in suo aiuto, confortandola e spronandola. Maria l’ha già eletta come modello, rapita non solo dal suo fascino, quanto da quella personalità così magnetica, impossibile da catalogare. Adele è innegabilmente dotata di uno spirito non destinato a restare confinato entro le mura di una dimora prestigiosa e nemmeno entro i limiti del suo tempo.
Ho rincorso George Bailey a lungo e alla fine il nostro appuntamento – sul divano – resta fissato per un sabato sera di dicembre. E’ forse il momento in cui ho più bisogno di lui, perché in questa serata fredda e nebbiosa, un cinema homemade che proietta film in bianco e nero mi sembra il modo migliore per colorare l’ultimo weekend prenatalizio.
Si chiamava Hedwig Eva Kiesler, quando nacque il 9 novembre 1914 a Döbling, diciannovesimo distretto di Vienna, elegante sobborgo circondato dalla grande foresta viennese che abbraccia ancora oggi la parte nord della città. Si potrebbe credere che la vita agiata di questa ragazzina sia destinata ad essere come tante altre, se non fosse che proprio quell’anno scoppia la prima guerra mondiale.
“Non cercate di prendere i poeti, perché vi scivoleranno via tra le dita”. Mi auguro che Alda Merini non abbia mai avuto ripensamenti a riguardo, e si sia cullata – prima di notti insonni – al dolce pensiero di parole che tolgono ogni amarezza alla ricerca della vendetta. Vuoi perché è un’anima maltrattata, a invocarla. Vuoi perché romanticamente i veri poeti e le vere poetesse fanno parte di un esercito che perde tutte le battaglie.
Ha senso un’adolescenza priva di rischi? Esistono ragazzi e ragazze, che non hanno voglia di esplorare ciò che non conoscono? Se ponessi questa domanda alla scrittrice e illustratrice Illary Casasanta, riceverei un no secco. La conferma arriva sin dalle battute iniziali de La Città dei gatti, la sua opera prima, dove sin da subito ho avuto modo di scoprire che il suo no trova giustificazione nelle avventure di Carlo e Rica, i due protagonisti.
La vita è imprevedibile:in un giorno qualunque potremmo trovarci a Clarksville, Tennessee. Potremmo imboccare il trafficato Wilma Rudolph Boulevard diretti verso il più vicino Walmart, magari per respirare un po’ di consumismo a stelle e strisce. Terminati gli acquisti e voltando le spalle al boulevard, però, il nome di Wilma Rudolph non scompare. Approssimandosi al Liberty Park, in quel contesto verde circondato da alberi e in una cornice che sa di libertà, si trova un centro eventi intitolato a suo nome.
Il 1933 per molti è un anno remoto, se non addirittura anonimo. Ma se consideriamo che nel 1933 fu eletto Adolf Hitler, e se consideriamo l’enorme influenza che la legittimazione di quell’ascesa ha avuto sulle vite di miliardi di persone, in molti ritratterebbero e direbbero che il 1933 non è un anno lontano. E nemmeno, un anno qualsiasi.
Sergio ed Ennio sono due amici che si sono dati appuntamento in una piazza deserta. Si incontrano per la prima volta dopo anni, ma non possono bere un caffè, perché i bar sono chiusi. Non possono bere un bicchiere di vino – uno de li Castelli, senza dubbio – perché le osterie hanno abbassato le serrande da un pezzo. Non possono far altro, se non incamminarsi – ciascuno per proprio conto – in quella piazza deserta che appare ancora più immensa.
Boris Johnson alla fine ha scrollato la sua chioma bionda e cambiato idea. Niente immunità di gregge, immediato lockdown con chiusura di attività non necessarie. Un concetto che comprendiamo, divenuto così cinicamente famigliare per noi italici – già, gli stessi accusati di voler fare la siesta – precursori nella lotta al Covid 19. Il coronavirus è arrivato, oltremanica. Sbarcato chissà dove, ma poco importa, visto che i numeri ci dicono che scalpita anche lì, pronto a sgranchirsi e distendersi dalle spiagge di Brighton e Dover fino alle cime dei monti scozzesi.
Churchill lo sapeva benissimo e – lo proclamava – altrettanto bene: senza vittoria non c’è sopravvivenza. Parole chiare – le sue – parole che dovrebbero essere comprensibili anche a moltissimi di noi, venuti al mondo dopo quel maggio del 1940, l’anno più difficile per la storia della Gran Bretagna. Era una Primavera di 80 anni fa e dell’isola che aveva dominato sull’ impero più vasto mai visto, tutto ad un tratto era rimasta l’ombra di un paese lasciato solo.
By continuing to use the site, you agree to the use of cookies. more information
The cookie settings on this website are set to "allow cookies" to give you the best browsing experience possible. If you continue to use this website without changing your cookie settings or you click "Accept" below then you are consenting to this.