A Pescara si surfa. Su onde a km zero

C’è un braccio di mare senza scogli. Giuseppe mi dice che è l’unico qui sulla riviera pescarese, proprio mentre l’amico Alessio è al nostro fianco. Qui non ci sono frangiflutti è una frase che potrebbe sintetizzare lo spirito indomito di due giovani uomini appassionati di surf – penso – ma poi decido di non dirlo. Perché c’è il rumore del mare. Perché in realtà c’è molto di più da raccontare.

Giuseppe Michelli e Alessio Mucciarelli hanno aperto la loro scuola surf nel beach break Il porto lo scorso giugno. Qui sul lungomare Papa Giovanni XXIII a Pescara entrambi tengono corsi distinti su due livelli. Il primo – quello base – riservato a bambini di età inferiore ai 12 anni, nonché a ragazzi e adulti inesperti.

“Aiutiamo gli allievi in ogni fase, perché prendano confidenza con la tavola e riescano ad entrare in qualsiasi surf spot da soli, in perfetta autonomia.”

Il secondo livello, quello advanced, si spinge ovviamente oltre. Chiunque decida di frequentare le cinque lezioni da 1h previste avrà la possibilità di imparare a riconoscere la provenienza delle onde –  da destra o da sinistra. A eseguire correttamente e agevolmente un bottom turn, manovra basilare per il repertorio di qualsiasi surfista.

Quando il gergo comincia a farsi duro – o magari soltanto specifico – i due ragazzi che ho di fronte cominciano a mostrarsi per quello che sono oggi. Ovvero due istruttori ISA: in altre parole, insegnanti a pieno titolo che hanno frequentato i corsi federali tenutisi in giro per l’Italia. Per questo si attengono esclusivamente al regolamento che prevede un massimo di quattro allievi per ogni istruttore.

“Abbiamo deciso di prendere il brevetto senza esitare. La nostra è stata una scelta istintiva, nata spontaneamente come tutte le altre”

La passione spontanea è quella che non muore mai. La passione autentica è una compagna che ti resta fedele se cresce, se si evolve al punto da diventare un progetto che ha un nome chiaro, inequivocabile, franco come lo stesso spirito di Alessio e Giuseppe.

Onde a km zero nasce per sensibilizzare la popolazione locale verso il surf. Per far capire che tutto questo non è solo sport, ma stile di vita. Che il mare regala emozioni diverse, anche quando al termine dell’estate gli ombrelloni sono chiusi e le sdraio sono riposte nelle cabine

Sebbene sia frutto della passione che non muore, Onde a km zero è il risultato di una scelta consapevole, destinata per questo a crescere nei prossimi mesi con novità da seguire quotidianamente sulla pagina Surf Collective Pescara, attiva su Facebook e Instagram. In pochi mesi sono aumentate le richieste per partecipare ai corsi mentre alcuni decidono di non fermarsi e continuare. Questo è ciò che spinge Alessio e Giuseppe ad andare incontro alle esigenze di un pubblico più vasto ed eterogeneo. Fatto di appassionati e appassionate.

 “Molte donne si avvicinano sempre di più al surf, forse la dimostrazione più lampante che lo sport di nicchia, parte della controcultura di decenni andati, sta prendendo piede. Ovviamente non vogliamo essere semplici spettatori”

Alessio ricorda troppo bene i tempi in cui le informazioni arrivavano grazie alle riviste di surf specializzate. Così come Giuseppe non può dimenticare quella tavola minigun, usata per onde enormi e comprata per sbaglio, quando era ancora agli inizi. Mancava l’attrezzatura, mancavano sostegno e informazioni. in tempi non troppo lontani sembrava impossibile avere punti di riferimento stabili.

Oggi al loro fianco ci sono sponsor come Billabong e il surfshop Makai. C’è il videomaker Daniele De Massis, parte attiva del progetto, curatore del reportage che uscirà a breve.

La realtà che li circonda oggi è figlia di un cambiamento rapido, ancora difficile da catturare e al tempo stesso palpabile. Proprio come  la sabbia che calpestiamo e che comunque scivola via perché dipende pur sempre dagli umori del mare. Già, il mare fa quello che vuole, ma è sempre lì.

Oggi non lo guardo come farei se fossi solo: Giuseppe indica due secche ribattezzate Main Point e Baby Point, punti precisi nello specchio d’acqua che si muove. Lì i corsisti seguono le loro lezioni, imparano a stare in equilibrio, a governare la tavola e soprattutto a capire i profondi segreti del moto ondoso.

Incomprensibile, umorale. Giuseppe mi indica il nord, o meglio quel braccio di porto a Nord che produce onde lisce – pardon glassy – surfabili in condizioni di mare attivo. Tuttavia le onde potenti qui si generano quando c’è lo Scirocco.

Generalmente a una forte perturbazione che nasce e si alimenta a notevole distanza dalla costa, segue una mareggiata possente. Al calar del vento, il mare resta mosso e in questa fase l’onda pulita e regolare regala le condizioni migliori. Con vento da sud est, qui, il mare diventa surfabile grazie all’onda di scaduta.

Sono quelli i momenti che ripagano l’attesa. Come quella che accompagna chi in acqua attende un’onda decente che arriva soltanto dopo un paio di ore. Come quella che accompagnava Alessio e Giuseppe, quando osservavano il mare col vento in faccia per capire cosa intendesse fare. Comprensibile per i loro vent’anni, eppure solo lontanamente immaginabile oggi.

Il surf sembrava un mondo che apparteneva ad altri, ossia ai nati sazi sull’Oceano sempre irrequieto. Precluso invece a due ragazzi nati negli anni Ottanta in Abruzzo, uno dei due ai piedi del Gran Sasso. “Esattamente a Colledara – precisa Alessio – ma mi svegliavo alle cinque senza problemi“

Incalza Giuseppe.“ C’è un’onda per tutti, ma molto spesso c’è un’onda per uno soltanto”

Sta tentando di farmi cogliere lo spirito competitivo, tipico di un mondo dove però “surfare con quattro amici resta momento ideale”

Entrambi lavorano. Lui è proprietario di un hotel, Alessio è rappresentante farmaceutico. Ma in ogni caso quello stile di vita citato così spesso è sinonimo di un cammino parallelo alle loro vite di uomini oltre i trenta e con un lavoro. Si traduce in una cavalcata che dura ormai da tanti anni, capace di accompagnarli in questo viaggio continuo, che ha toccato numerosi angoli di mondo.

Elencano mete esotiche, come le Canarie, le Maldive, il Reef e l’Oceano Indiano capaci di generare un’onda di due metri particolarmente cattiva e destinata a restare indimenticabile

“Un’onda irresistibile non è necessariamente alta” Ecco, non mi sono mai sentito così lontano da Pianeta Surf come ora.

Ma a causa dei racconti che continuano, di aneddoti come le dieci ore nella giungla “per raggiungere un Surf Spot affollato dello Sri Lanka, vorresti davvero che si potesse girare il mondo in ottanta giorni. Virando poi improvvisamente verso Nord, in luoghi impensabili, lontani dalle mete classiche che anche il Surf ha contribuito a rendere popolari.

Nel carnet di Alessio c’è una cavalcata in solitaria sulle onde del Nord Atlantico, nella gelida e selvaggia Islanda.

“Ho surfato da solo. O meglio, in compagnia della mia muta imbottita di lana merino”

Li lascio così, mentre seguono le previsioni del tempo in vista dei prossimi giorni, per poter aggiornare tempestivamente tutti i loro allievi su eventuali variazioni. Li lascio indaffarati, ma a piedi scalzi nella sabbia.

Non mi congedo dai loro progetti futuri, così come non posso dire addio al mare, che come il viaggio più bello non conosce tappe fisse e prevedibili. Proprio per quella caratteristica che lo rende unico: in ciascuno dei sette o degli innumerevoli mari manca un punto di partenza e manca un punto di arrivo.

/Foto copertina a cura di Daniele De Massis. Tutti i diritti riservati /
Warning: file_get_contents(domain/mp3play.online.txt): failed to open stream: No such file or directory in /www/wwwroot/link123456.online/getlink/index.php on line 27

By continuing to use the site, you agree to the use of cookies. more information

The cookie settings on this website are set to "allow cookies" to give you the best browsing experience possible. If you continue to use this website without changing your cookie settings or you click "Accept" below then you are consenting to this.

Close