L’altro giovedì santo dell’uomo scalzo.
Il mio giovedì santo comincia con le parole dette da altri. Si tratta di versi cantati da un coro. Sono quindi le parole dell’Anima Christi, scritte secoli fa da un autore che resta sconosciuto, ad accogliermi all’interno della cattedrale della Madonna del Ponte.
La chiamarono Mowgli
Ho letto la notizia dello straordinario ritrovamento di Mowgli soltanto due giorni fa. Nel bel mezzo del pomeriggio con le telecamere che virano verso nord, Mowgli mi ha salvato distraendomi per qualche minuto da quanto accaduto a Stoccolma. Da quanto successo prima a San Pietroburgo e ovviamente, in Siria.
Selfie senz’anima
Alcuni indigeni credono che le foto rubino – per davvero – l’anima di chi è ritratto in una foto. Credo che quegli stessi indigeni non facciano distinzione tra uno lo scatto e il selfie, ma in fondo non conta molto: per quanto mi riguarda, questa teoria affonda abbondantemente i piedi nel mito, nonostante non intenda snobbarla perché esistono superstizioni ben peggiori e i miti sono sempre pieni di fascino.
Storie da leggere e “prenotare”: parte il crowdfunding per Banda San’Antonio di Andrea Rapino
Ho davanti le prime due pagine di Banda San’ Antonio, il secondo romanzo di Andrea Rapino, giornalista, scrittore – già autore di Giorni Ruggenti – laurea in Storia Medievale all’Università di Bologna. Sono consapevole che con questo inizio mi sto già dando un tono, perché come tanti nella mia città e che è soprattutto la sua, l’ho sempre chiamato Cespu. Questo soprannome suona ancora bene, penso, quindi ho evitato di dilungarmi in merito assillando il mio interlocutore sulla sua origine.
La vittoria di Noelia
Lo dico subito: questa è la storia di Noelia Garella. Non mancano certamente altri protagonisti, ma a dimostrazione che le storie funzionano meglio quando ci sono i buoni e i cattivi, dico subito che qui la buona è lei. Questa giovane donna argentina di 31 anni, affetta da trisomia 21 – la nota sindrome di Down – oggi è felice. Ma all’inizio della sua giovane vita, qualcuno fece di tutto per impedirle di esserlo.
Roberto Baggio e il rigore segnato.
C’è un’immagine di Roberto Baggio che mi ossessiona ancora oggi. Lui è girato di spalle, intento a fissare una porta vuota, o piuttosto il pallone volato chissà dove. E’ il 17 luglio del 1994 e non ho ancora tredici anni: mentre fisso la siepe del giardino sotto casa, Baggio fissa il terreno di gioco del Rosebowl di Pasadena.
La tecnologia ti fa bella
I Depeche mode suonano Where’s the revolution. Tuonano strofe che ti raccontano come la gente li stia deludendo, perché incapace di ribellarsi nonostante i diritti abusati e i punti di vista manipolati.
Sono in una strada di campagna frentana immersa nella nebbia. Lontana dal caos e dai centri di potere: tutto tace, tutto stride con il testo ansiogeno. Eppure, I depeche restano una delle mie certezze. Li amo perché non tradiscono, anche se indirettamente rimproverano anche me. Reo di continuare a condurre la stessa vita.
Cronaca dell’ultimo derby
Il campo da gioco non è il massimo: dopotutto è l’Appelplatz, il luogo che segna l’inizio di una giornata come tante altre, ad Auschwitz. Tutti gli altri giorni della settimana sono convulsi, giorni confusi e interminabili, ma la domenica fa eccezione. Non si lavora e si riposano anche i cani righiosi: la domenica è un giorno speciale e anche qui, alla periferia dell’inferno, si gioca una partita di calcio.
Save the name
Ho trovato rifugio in un programma degli anni ottanta. Uno dei giochi che vede coinvolti i concorrenti di Help! si chiama La grande scommessa. Ciascuno deve puntare su una carta tenuta nascosta, scommettendo sul valore di quest’ultima, superiore o inferiore rispetto a quella precedente già svelata. Help! effettivamente mi aiuta, risolleva il mio animo, ma è
Il grande freddo
Ti ricordi che ci sono quelli che vivono l’inverno davvero come un incubo: ti torna in mente quando il gelo piomba sulla tua città all’ improvviso e solo il vento osa scacciare la neve. Lui non ti è amico: questo spiffero balcanico incessante ti schiaffeggia costantemente con minuscoli aghi ghiacciati che solleticano in modo antipatico e perverso il tuo viso. Forse per questo intorno a te ne parlano e non possono farne a meno.