
Quel gol tanto atteso
Ci sono partite che finiscono con un pareggio, frutto di uno zero a zero sbiadito. Mi sono sempre detto che anche per la vita è così. Molte giornate si concludono senza gol e tu non puoi farci nulla: porti a casa il minimo punteggio possibile e attendi che la palla torni al centro nei giorni a seguire. Sei costretto a vivere quelle giornate con zero pubblico sugli spalti, ma poco importa: se non sei riuscito a segnare te ne fai una ragione e non puoi dare la colpa a nessuno.

L’alba del giorno dopo. P come Perdono
Eva Kor ha più di ottant’anni e ama presentarsi dicendo che è una sopravvissuta. Lo fa anche dopo aver fissato per un attimo il pavimento del palcoscenico dell’auditorium della scuola americana dove è ospite, prima di invitare gli astanti a sedersi per condividere il palco con lei. Accadeva nei teatri ai tempi di Shakespeare, quando pubblico e attori non erano divisi da barriere e dal sipario nel momento in cui commedie e tragedie prendevano vita.

L’alba del giorno dopo. V per Vendetta
Quando i “Vendicatori” entrano in quella casa distrutta deve essere buio pesto. All’inizio non desta particolari emozioni. E’ pur sempre una delle tante case violate e abbandonate nel cuore della vecchia Europa ferita a morte dalla seconda guerra mondiale. Da qualche mese, i vendicatori però stanno cercando i criminali nazisti da stanare, loro persecutori in passato, nemici per l’eternità. Intendono sottoporli al solito rito cui ormai i nuovi carnefici si sono abituati: un rapido sequestro, un breve processo, un inevitabile verdetto.

Oprah e Piero: attenti a quei due
Il cinema Imperiale della mia città non esiste più, ma tra i tanti ricordi d’infanzia resiste quello del trailer de “il Colore Viola” film voluto e diretto da Spielberg. L’ho visto anni dopo: in una scena Sofia è seduta a tavola la domenica di Pasqua. Non è più la donna combattiva, divertente e incapace di obbedire alle leggi di un mondo a stelle e strisce che vede tutto bianco o nero. Nella Georgia degli anni trenta il binomio forza di carattere= donna di colore, semplicemente, è un atto blasfemo.

Nata due volte
C’è un paese nel mondo di cui non senti mai parlare, forse perché l’anonimato fa parte del destino. Probabilmente la colpa è anche della geografia, perché questo paese sembra stretto in una morsa tra due vicini più grandi che lo spingono verso l’Oceano Atlantico. Il mare permette a questo paese di riprendere fiato, perché una volta messo il piede a terra, devi vedertela con un dedalo di isolotti. Con quelle coste frastagliate circondate da mangrovie, mentre la Savana ti seduce con i suoi altipiani man mano procedendo verso l’interno.

Nati per correre
I vagabondi come noi sono nati per correre. Deve essere passato davvero un secolo, o forse un millennio, da quando ho sentito questi versi cantati da Bruce Springsteen. Un vero uomo Born in the USA, per la precisione nato nel New Jersey da madre italiana. Probabilmente per questo destinato a diventare un boss, quello che la folla ha il diritto di osannare negli stadi e nelle arene.

Un uomo a bordo campo
Ho gli occhi fissi su Äpplarö. L’etichetta dice che questa panca assicura la massima comodità, grazie allo schienale curvato che garantisce una seduta confortevole. Dall’Ikea vicino casa a Jan “Janne” Andersson il salto è breve quanto inevitabile, perché è lui lo svedese che dovrebbe star seduto su una panchina e invece seduto non rimane. Äpplarö non è la panchina dove siede il ct della Svezia, alias Mister impresa: condividono semplicemente la nazionalità.

La domenica del piccolo rider
La domenica mattina al Roma Longboard Fest comincia presto per Karl. Quest’uomo alto e biondo, zaino in spalla e bambini al seguito, procede spedito verso la gradinata del Palatorrino qui all’Eur. Karl parla ai figli in un tedesco rapido ed indolore, a tratti morbido. Ci sono cinque teenager con il loro Longboard, capitanati da una

L’eco di infinite battaglie
Nel 1993 l’ufficiale Henry Worsley diventa MBE, cavaliere dell’Impero britannico. Ma più che attraverso un titolo, la sua vita può essere raccontata attraverso le battaglie che ha affrontato. Nel 1993 – l’anno di quel titolo prestigioso – Henry ha trentatré anni ed è impegnato su diversi fronti. Per capirci subito: fronti di guerra, dove le battaglie vengono combattute per davvero perché scorre sangue vero. Negli anni l’ufficiale Worsley lavora e combatte in tutti quei luoghi dove i conflitti sono lenti e non finiscono mai.