Nel mondo del possibile c’è l’Acchiappasogni

Fisso negli occhi Martina e Poppea e loro ricambiano senza battere ciglio. Soltanto pochi minuti fa ho imboccato l’ultima curva – quella decisiva – che mi ha condotto qui in contrada S.Iorio a Lanciano. Martina e Poppea “lavorano” per conto de L’ Acchiappasogni, associazione nata lo scorso maggio con lo scopo di accogliere la persona diversamente abile.

C’è però una missione che va oltre, perché mira a rendere il più possibile autonome le persone affette da disagio psichico, affinché possano relazionarsi con gli operatori in un rapporto alla pari, recuperando il senso del tempo, dello spazio e dell’interazione nella vita di tutti i giorni.

A proposito di anni che scandiscono il tempo. Martina ha diciassette anni, la sua “collega” ne ha compiuti ventuno; devo esimermi dall’essere galante perché non posso dire che sono giovanissime. Le due “ragazze” in questione sono due amiche quadrupedi, perché la pet therapy è una delle proposte d’intervento di questo centro abitativo diurno.

L’asino si presta allo scopo della terapia con gli animali e sta al gioco con la proverbiale pazienza e mansuetudine. Martina e Poppea sono dentro la stalla: malgrado io sia qui da poco, noi tre ci siamo già detti molto.

Tuttavia chi scrive ha bisogno di parole che possano completare il quadro di questa struttura letteralmente rinata grazie al duro lavoro di volontari che vogliono essere chiamati semplicemente per nome: Barbara, Silvia, Roberta, Daniela e Alessandra C. Non manca la sua omonima Alessandra P., qui insieme ad Anisia, Mauro e Lucia.

Le parole che mancano le aggiunge il collega Davide, ora al mio fianco.

“L’asino è un animale perfetto perché ha un carattere docile, ma anche per via della sua conformazione fisica con quella sella naturale che permette al ragazzo di distendersi e abbandonarsi a quel rapporto di fiducia reciproca, alla base dell’interazione stessa.”

( Ph Giancarlo Bomba. Tutti i diritti riservati)

Tutto comincia con un palmo della mano teso. E’ quello del giovane, giovanissimo M. Martina lascia che si avvicini, per prendere confidenza con il suo odore, ma anche per capirne le intenzioni. Nei suoi occhi c’è già la volontà di comprendere e aiutare, ma non incondizionatamente. Prima di iniziare a conoscersi, devono rispettarsi.

In altre parole, è partito quel gioco di ruoli che punta all’attenzione reciproca. Oggi M. è guidato dalle premure di Silvia e Davide, domani sarà accudito dallo sguardo di un altro volontario. Dopo le prime normali esitazioni, M. dovrà spazzolare e accudire Martina costantemente, ogni volta che sarà al suo cospetto.

E’ una delle regole di questo mondo libero, vale per lui e vale per tutti gli altri. Dentro e fuori.

Oltre il muro della stalla c’è una zona in questa tenuta da un ettaro dove l’erba verde è ancora più verde. Qui la piccola Iana galoppa e si ferma senza mai voltarsi indietro: questa cavallina di quattro anni cavalca libera in questo paradisiaco angolo della campagna frentana tra vigneti, alberi che ormai si tingono di rosso e uliveti pronti a dare i loro frutti.

Iana sintetizza in pochi istanti ciò che si sta concretizzando ai miei occhi: l’immagine di una struttura libera e con punti fermi, dove tutti i giorni dal lunedì al venerdì – ma su richiesta anche nei week end – il disabile di ogni età è accolto e vive la sua giornata, imparando a scandirne le fasi come chiunque altro.

(Ph Giancarlo Bomba. Tutti i diritti riservati)

Lui o lei sono come me. Come te, noi e voi. Nel mondo del possibile, non c’è altra prova possibile se non la semplice – e quanto mai diretta – quotidianità. Al grido di noi andiamo a lavorare, gli ospiti del centro salutano i famigliari al mattino presto uscendo di casa.

Prendono poi quel mezzo che li conduce in questo luogo dove oltre al lavoro c’è il confronto. Dove in ogni momento è possibile riscontare ciò che è stato fatto e soprattutto ciò che bisogna ancora fare. Ecco perché questa organizzazione no profit assume sempre più le sembianze di luogo aperto a molte possibilità, anche perché da queste parti la tranquillità non cede mai il passo al silenzio, se non durante i week end quando il lavoro rallenta ma non finisce. Infatti il prossimo fine settimana potrebbe vedere un nuovo arrivo perché la capra Jasmine è incinta.

S. la guarda in un momento di calma, in quanto affetto da una forma di autismo non semplice da gestire. Questa pausa permette alla mia interlocutrice Barbara di spiegarmi tanto, ovviamente non tutto.

“La pet therapy è importante in ogni sua fase perché permette di sviluppare diverse autonomie attraverso un lavoro che passa per la cura dell’animale a 360 gradi. Considerate le finalità la semplicità dei singoli compiti è solo apparente perché nessuna mansione è banale”

S. è rimasto accanto a noi per un lasso di tempo a lui non chiaro. E’ stato il ragazzino che fissava la capra, il piccolo uomo che si tranquillizzava vicino alle galline e che un attimo dopo, a terra, tentava freneticamente di dare un ordine agli innumerevoli stimoli che affollano la sua mente. S. si trova spesso di fronte a quel fiume in piena e a fatica tenta di tenere in piedi l’argine che dovrebbe contrastarlo.

(Ph Giancarlo Bomba. Tutti i diritti riservati)

E’ per questa e per mille altre ragioni che il mio taccuino si riempie di parole che non rendono giustizia alle immagini: S., intanto, è riuscito a raggiungere l’orto dove Roberta, Alessandra P. e Daniela accompagnano gli altri ragazzi prima della merenda. Nell’orto puoi trovare di tutto ciò che la stagione offre: in ogni periodo dell’anno il terreno restituisce quanto seminato. La coltivazione segue infatti la preparazione del terreno, nel pieno rispetto del principio di sacra e necessaria lentezza che dà al lavoro di ciascuno il giusto e meritato valore.

L’orticultura è la sintesi ideale di questi sforzi, la dimostrazione che per ottenere i giusti risultati ci sono tempi giusti da rispettare. Qui tutto è stagionale e ti ricordi che in questo periodo dell’anno non esistono solo le zucche, ma anche broccoli e verza rossa, non lontano dai finocchi e dall’insalata, qualità iceberg.

Alessandra P. e Roberta aiutano i ragazzi a solcare il terreno: le loro mani corrono lungo il manico della vanga, ma il loro è e deve restare un semplice aiuto. Quelle mani incrociano, ma non si sostituiscono a quelle dell’altro. Lo vedo con i miei occhi, mentre le orecchie sono tese verso Daniela che invita A. ad innaffiare meglio l’orto per eliminare la crosticina sulle foglie.

(Ph Giancarlo Bomba. Tutti i diritti sono riservati)

Quello stesso tubo ha la forma sinuosa che conduce alle scale e poi all’interno dove ci si lavora e ci si riposa, grazie alle stanze da letto pronte all’uso.

In cucina bevo i due bicchieri d’acqua di cui avevo tanto bisogno, proprio mentre nella stanza del refettorio M. ha appena rovesciato tutti i colori. Silvia non indietreggia di un passo, lo raggiunge e lo riporta vicino al punto esatto in cui M. ha vissuto e ostentato il suo momento di ribellione. M. combatte con lei una lotta di sguardi e mugugni.

Davide è al mio fianco. Osserva, ma non interferisce con il lavoro della collega, nel pieno rispetto di uno dei comandamenti nel mondo possibile de L’ Acchiappasogni. Silvia si inginocchia, si rialza, segue i movimenti del suo interlocutore che ha smesso di protestare. Non l’ha domato e plagiato, ha avuto semplicemente l’accortezza di non desistere. Con una lunga sfilza di no è riuscita a convincerlo: M. inizia a raccogliere ciò che ha buttato a terra.

(Ph Giancarlo Bomba. Tutti i diritti riservati)

E’una scena a cui ho assisitito già – penso – quando anni fa ho visto Anna dei Miracoli. In quel film tratto da una storia vera, l’attrice Anne Bancroft interpretava l’insegnante Anne Sullivan. Nell’Alabama di fine ottocento, la Sullivan riuscì ad educare una bambina sorda e cieca, incapace di relazionarsi e dare un nome – oltre che un volto – alle cose. Diventata grande, Hellen Keller si laureò, viaggiò tantissimo, scrisse libri e articoli a sostegno del Partito Socialista.

Questa comunque non è la scena di un film, resta semplicemente qualcosa che accade in una sala grande, con un tavolo al centro. Nella stanza accanto una citazione di Coelho parla di sogni e rischi: Silvia lo sa, ma deve aspettare che M. infili nell’astuccio l’ultima matita colorata.

Proprio le mani di M. sono le ultime che stringo quando mi congedo. Non la reputo una casualità, semplicemente perché da queste parti nessuno le tiene in tasca

Le mani di M. e di tutti gli altri mi ricordano che Il mondo de l’ Acchiappasogni non è mondo dove si ricevono o si attendono miracoli. Piuttosto, c’è bisogno di altre mani tese che diano un sostegno e un aiuto. Perché non soltanto oggi, ma anche domani, tutto ciò che ho visto e vissuto continui ad essere liberamente e meravigliosamente possibile.

(Ph Giancarlo Bomba. Tutti i diritti riservati)

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