Nata due volte

Quando appare sullo schermo, Anka Bergman è una signora che ha più novant’anni ed è chiamata a dare la sua ultima testimonianza. Il suo racconto si alterna a quello della figlia Eva, venuta al mondo quando il mondo, nel 1945, non la voleva affatto. Perché nel 1945, al nono mese di gravidanza, Anka è sull’ennesimo vagone che la sta portando al campo di concentramento di Mauthausen. Sul fotofinish di una guerra che sembra interminabile, mette alla luce la sua bambina. Pur sentendosi sola al mondo, pur essendo ignara del suo destino.

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Running Wild, un libro meravigliosamente selvaggio

Markus Torgeby è un ragazzino quando alza le braccia al cielo. Sta partecipando al suo secondo campionato svedese di mezzofondo, e forse anche per questo, non riesce davvero a credere di aver vinto i 1500 m piani. Lo ricorda nel suo libro autobiografico “Running Wild”, pubblicato in Svezia nel 2015 e finito nel mio carrello due anni dopo.

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Quando un libro salva l’anima

B. è seduta nella sua mansarda e attende che arrivi uno sbuffo di calore dal radiatore, che sembra non funzionare. Forse a causa del gelo crescente di quest’inverno, stasera si è rifugiata in un silenzio più assordante del solito. E’ sufficiente un attimo, perché i miei occhi stanchi e distratti ritrovino B. accanto alla sua libreria con un volume in mano. Il calore continua a non arrivare, ma è evidente che lei non se ne cura più. Ha assunto un colore diverso in viso, gli occhi si muovono vivaci e il sangue sembra scorrere di nuovo nelle sue vene.

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Le notti e le sfide di “Capra Coraggiosa”

C’è un segreto nella vita del trentunenne Tom Belz che non può essere svelato. C’è un episodio che però può essere raccontato e che risale a tanti anni fa. Immaginatevi come sfondo una camera d’ospedale. In piedi, in quella stanza di un nosocomio tedesco, troviamo il dottor Klaus Siegler mentre comunica a Tom, bambino di otto anni disteso su un letto, che dovrà amputargli la gamba sinistra.

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Le voci dei Limmari

Virginia e Pia camminano l’una accanto all’altra. In questa foto in bianco e nero sono ritratte mentre partecipano al primo Presepe vivente di Rivisondoli, paese che in inverno si congiunge ai vicini comuni di Roccaraso e Pescocostanzo in un triangolo bianco. Creato dalla neve che cade abbondante su questo altopiano, noto ad altrettanto noti vacanzieri che affollano piste da sci battute ogni inverno.

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Tutti in campo con la Joya

Cr7 ha “ronaldizzato” l’amico Paulo Dybala. Lo leggo fissando una mug piena fino all’orlo di caffè nero bollente. Questo caffè trabocca come l’ego di quel fuoriclasse – penso – ma sto travisando le sue intenzioni. Infatti è proprio la mia frettolosa conclusione a rivelarsi superba, e questa convinzione è già pronta a raffreddarsi molto più rapidamente del liquido nero che ho lasciato in disparte.

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Chiamami con il mio nome

Ingrid Bergman si chiama Irene nel film che mi torna in mente. E’ una donna borghese fortunata ad avere una vita agiata nella società italiana del dopoguerra; quella dove le ferite del conflitto sanguinano ancora, dove il comunismo da un lato ammalia e dall’altro minaccia. Vive a Roma, nell’Europa del ‘51 che ha scoperto un mondo a stelle e strisce completamente diverso dal continente ancora in rovina.

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Emma nel paese ritrovato

Emma percorre a grandi passi via Casanova con i capelli raccolti da una grande treccia e con lo scialle sullo spalle. Si sente animata da una sensazione strana: più di tutto, più di qualsiasi altra cosa, sente montare dentro di lei un’incredibile scarica di adrenalina. Forse per la stessa energia a cui non sa dare nome o spiegazione, sopraggiunge un senso di vertigine che la induce a rallentare. Questo contrattempo le impedisce di assumere un’andatura troppo spregiudicata, mentre si affretta- senza sapere il perché – lungo via Casanova.

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Lo straordinario caso di un uomo comune

Dwayne Johnson lo conoscono tutti. Almeno, quelli che una volta nella vita si sono imbattuti nella sua figura possente, che giganteggia sulle locandine e sugli schermi dell’intero pianeta. Nei film che interpreta Dwayne è un eroe assoluto, uno di quelli che vince e vincerà sempre, malgrado la presenza di terroristi spietati, nonostante l’intervento di calamità o forze sovrannaturali nemiche dell’umanità. Anche per questo lo chiameremo sempre The Rock, il lottatore che tra un fishermen suplex e un body slam incantava i teatri del wrestling, prima di diventare star del cinema d’azione.

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C’era una volta…Da Caput mundi a RomAmoR

Quando si parla di Roma oggi si è indecisi se farlo sussurrando o urlando: “C’era una volta” sarebbe comunque l’incipit ideale, l’inizio perfetto. Tanto da risalire a Cesare o Augusto per vantare le meraviglie ingegneristiche che ancora oggi si possono raccontare e non spiegare. Oppure fare un balzo in avanti e rivedere Michelangelo all’opera, che sfida un Papa in difesa di una rivoluzione che sa di meraviglia. Per i più romantici – o forse le più romantiche – resta un’immagine squisitamente pop, anch’essa ancorata al passato: la fuga di Audrey Hepburn a bordo di una Vespa per le vie del centro.

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