
L’oro che avevo e la vita che volevo: la sfida di David
Alla fine soltanto grazie ad una foto incrocio – realmente – gli occhi di David Glasheen. Da quel che vedo, dovrebbero essere blu come il mare che circonda l’isola dove vive da un quarto di secolo, non distante dalla costa australiana. A onor del vero, Restoration Island è l’isola che nel 1789 salvò il famoso Capitano Bligh e i suoi fedelissimi dopo l’ammutinamento dell’ equipaggio a bordo del Bounty.

Ho davanti gli anni migliori. O forse no: confusioni di uno xennial
Sono uno Xennial e a quanto dicono, dovrei esserne orgoglioso. Qualche professore emerito che vive down under, ossia dall’altra parte del mondo, mi definisce così. Ovviamente non sono l’unico Xennial su questa terra: perché a popolare questo satellite sorto da poco ci sono milioni di miei “simili” nati in un momento storico ben preciso.

Io leggo. Due volte a settimana
Elio Toso entra nella vita delle persone diversamente da tanti altri. Il protagonista di Due volte a settimana, il primo romanzo di Ernesto Valerio edito da Presentarsi e giunto rapidamente alla terza ristampa, è infatti un uomo che ha abbandonato il suo vecchio lavoro nella grande distribuzione per salvare dall’incuria e da morte certa, oggetti appartenuti agli altri. Elio Toso è colui che l’autore, coetaneo del sottoscritto, definisce giustamente junker.

L’impresa (ma soprattutto l’anima) di Levi Siver
Prima della discesa sulle montagne innevate vicino Sapporo, Giappone, vedi Levi Siver affrontare l’inevitabile salita. La natura non fa sconti nemmeno a lui, campione di windsurf americano, capace – come recita mamma Redbull che l’accompagna – di piegare il vento al suo volere. Tuttavia, anche questo può non bastare: Levi vuole dimostrare a se stesso, più che agli altri, di essere sempre il primo.

Senza alcool e droga. Un'(altra) ricetta islandese
L’Hakarl è la ricetta islandese più nota. Non è facile da preparare: non si salta in padella e non si scalda al microonde. Prevede processi elaborati come essiccatura in appositi contenitori di legno e conseguente stagionatura. In altre parole, hakarl è carne di squalo putrefatta che da quelle parti è piatto nazionale, da difendere perché è tradizione. Da diffondere, attraverso la grande distribuzione.

L’altro giovedì santo dell’uomo scalzo.
Il mio giovedì santo comincia con le parole dette da altri. Si tratta di versi cantati da un coro. Sono quindi le parole dell’Anima Christi, scritte secoli fa da un autore che resta sconosciuto, ad accogliermi all’interno della cattedrale della Madonna del Ponte.

Selfie senz’anima
Alcuni indigeni credono che le foto rubino – per davvero – l’anima di chi è ritratto in una foto. Credo che quegli stessi indigeni non facciano distinzione tra uno lo scatto e il selfie, ma in fondo non conta molto: per quanto mi riguarda, questa teoria affonda abbondantemente i piedi nel mito, nonostante non intenda snobbarla perché esistono superstizioni ben peggiori e i miti sono sempre pieni di fascino.

Storie da leggere e “prenotare”: parte il crowdfunding per Banda San’Antonio di Andrea Rapino
Ho davanti le prime due pagine di Banda San’ Antonio, il secondo romanzo di Andrea Rapino, giornalista, scrittore – già autore di Giorni Ruggenti – laurea in Storia Medievale all’Università di Bologna. Sono consapevole che con questo inizio mi sto già dando un tono, perché come tanti nella mia città e che è soprattutto la sua, l’ho sempre chiamato Cespu. Questo soprannome suona ancora bene, penso, quindi ho evitato di dilungarmi in merito assillando il mio interlocutore sulla sua origine.

La tecnologia ti fa bella
I Depeche mode suonano Where’s the revolution. Tuonano strofe che ti raccontano come la gente li stia deludendo, perché incapace di ribellarsi nonostante i diritti abusati e i punti di vista manipolati.
Sono in una strada di campagna frentana immersa nella nebbia. Lontana dal caos e dai centri di potere: tutto tace, tutto stride con il testo ansiogeno. Eppure, I depeche restano una delle mie certezze. Li amo perché non tradiscono, anche se indirettamente rimproverano anche me. Reo di continuare a condurre la stessa vita.

Cronaca dell’ultimo derby
Il campo da gioco non è il massimo: dopotutto è l’Appelplatz, il luogo che segna l’inizio di una giornata come tante altre, ad Auschwitz. Tutti gli altri giorni della settimana sono convulsi, giorni confusi e interminabili, ma la domenica fa eccezione. Non si lavora e si riposano anche i cani righiosi: la domenica è un giorno speciale e anche qui, alla periferia dell’inferno, si gioca una partita di calcio.