
In un mondo a testa in giù
“Chi salva una vita, salva il mondo intero”. Questo verso del Talmud mi è stato tramandato nell’età in cui era più giusto che io ascoltassi e prendessi nota di parole che resistono nei millenni. Avevo sedici anni, quella sera di maggio, quando vidi con tutta la mia famiglia – per la prima volta – Schindler’s List. Per chi ha visto il film, per chi conosce la storia, è superfluo aggiungere altro. A chi non la conoscesse consiglio vivamente di approfondire. Chi non fosse interessato, non sarà nemmeno interessato alle righe che seguono.

Voglio vivere così, a 90 anni.
C’è una donna che al presente risveglia un’immagine del passato: Ho sei anni, forse sette. Mi trovo davanti a una bambola cui non so dare un nome. Rivedo mia sorella che si avvicina a grandi passi. Ha troppa fretta di farmi sapere che lei sa darle un nome. “E’ una matrioska – asserisce dall’alto della sua sapienza di bambina di otto anni – lo ha detto mamma”. Di fronte, la bambola di legno mi fissa e non proferisce parola.

Tutti i gol del Presidente
Zvonimir Boban non riesce a trattenere una risata, che tradisce ancora un pizzico di incredulità di fronte a qualcosa che difficilmente dimenticherà. E’ un giocatore del Milan da qualche anno, un protagonista assoluto ogni volta che scende in campo. Eppure una volta anche lui è stato – per pochi, interminabili secondi – uno spettatore qualsiasi. Proprio come il pubblico sugli spalti, come l’arbitro, come i giocatori del Verona, come me: tutti estasiati dalla cavalcata di George Weah che nella prima giornata di campionato 1996/1997 segna il 3-1 smarcando gli avversari tramortiti al suo cospetto.

L’alba del giorno dopo. P come Perdono
Eva Kor ha più di ottant’anni e ama presentarsi dicendo che è una sopravvissuta. Lo fa anche dopo aver fissato per un attimo il pavimento del palcoscenico dell’auditorium della scuola americana dove è ospite, prima di invitare gli astanti a sedersi per condividere il palco con lei. Accadeva nei teatri ai tempi di Shakespeare, quando pubblico e attori non erano divisi da barriere e dal sipario nel momento in cui commedie e tragedie prendevano vita.

L’alba del giorno dopo. V per Vendetta
Quando i “Vendicatori” entrano in quella casa distrutta deve essere buio pesto. All’inizio non desta particolari emozioni. E’ pur sempre una delle tante case violate e abbandonate nel cuore della vecchia Europa ferita a morte dalla seconda guerra mondiale. Da qualche mese, i vendicatori però stanno cercando i criminali nazisti da stanare, loro persecutori in passato, nemici per l’eternità. Intendono sottoporli al solito rito cui ormai i nuovi carnefici si sono abituati: un rapido sequestro, un breve processo, un inevitabile verdetto.

Oprah e Piero: attenti a quei due
Il cinema Imperiale della mia città non esiste più, ma tra i tanti ricordi d’infanzia resiste quello del trailer de “il Colore Viola” film voluto e diretto da Spielberg. L’ho visto anni dopo: in una scena Sofia è seduta a tavola la domenica di Pasqua. Non è più la donna combattiva, divertente e incapace di obbedire alle leggi di un mondo a stelle e strisce che vede tutto bianco o nero. Nella Georgia degli anni trenta il binomio forza di carattere= donna di colore, semplicemente, è un atto blasfemo.

Nata due volte
C’è un paese nel mondo di cui non senti mai parlare, forse perché l’anonimato fa parte del destino. Probabilmente la colpa è anche della geografia, perché questo paese sembra stretto in una morsa tra due vicini più grandi che lo spingono verso l’Oceano Atlantico. Il mare permette a questo paese di riprendere fiato, perché una volta messo il piede a terra, devi vedertela con un dedalo di isolotti. Con quelle coste frastagliate circondate da mangrovie, mentre la Savana ti seduce con i suoi altipiani man mano procedendo verso l’interno.

Nati per correre
I vagabondi come noi sono nati per correre. Deve essere passato davvero un secolo, o forse un millennio, da quando ho sentito questi versi cantati da Bruce Springsteen. Un vero uomo Born in the USA, per la precisione nato nel New Jersey da madre italiana. Probabilmente per questo destinato a diventare un boss, quello che la folla ha il diritto di osannare negli stadi e nelle arene.

L’eco di infinite battaglie
Nel 1993 l’ufficiale Henry Worsley diventa MBE, cavaliere dell’Impero britannico. Ma più che attraverso un titolo, la sua vita può essere raccontata attraverso le battaglie che ha affrontato. Nel 1993 – l’anno di quel titolo prestigioso – Henry ha trentatré anni ed è impegnato su diversi fronti. Per capirci subito: fronti di guerra, dove le battaglie vengono combattute per davvero perché scorre sangue vero. Negli anni l’ufficiale Worsley lavora e combatte in tutti quei luoghi dove i conflitti sono lenti e non finiscono mai.

L’ultima ora del giorno
Ho messo da parte questa storia, forse con la stessa pazienza che accompagna la formica durante la raccolta delle provviste. Pigiando sulla tastiera trovo singolare che nei primissimi giorni d’autunno, io non sia riuscito ad imboccare una strada alternativa. Per una sola ragione o forse per un milione di ragioni diverse, non ho trovato storie