Categoria: confusioni di uno xennial

C’era una volta Roma

Sergio ed Ennio sono due amici che si sono dati appuntamento in una piazza deserta. Si incontrano per la prima volta dopo anni, ma non possono bere un caffè, perché i bar sono chiusi. Non possono bere un bicchiere di vino – uno de li Castelli, senza dubbio – perché le osterie hanno abbassato le serrande da un pezzo. Non possono far altro, se non incamminarsi – ciascuno per proprio conto – in quella piazza deserta che appare ancora più immensa.

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L’ora più buia

Churchill lo sapeva benissimo e – lo proclamava – altrettanto bene: senza vittoria non c’è sopravvivenza. Parole chiare – le sue – parole che dovrebbero essere comprensibili anche a moltissimi di noi, venuti al mondo dopo quel maggio del 1940, l’anno più difficile per la storia della Gran Bretagna. Era una Primavera di 80 anni fa e dell’isola che aveva dominato sull’ impero più vasto mai visto, tutto ad un tratto era rimasta l’ombra di un paese lasciato solo.

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Tra il buio e l’altalena rosa

E’ estate piena quando nel muro che divide Usa e Messico compaiono tre altalene. Sono rosa, rosa come le penne di un fenicottero vero, come uno di quei fenicotteri salvagente che popolano le acque del Mediterraneo nella stagione più calda. Le hanno concepite e realizzate l’architetto Ronald Rael e la designer Virginia San Fratello, entrambi californiani, entrambi nati nella parte fortunata di un mondo diviso a metà.

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Lo straordinario caso di un uomo comune

Dwayne Johnson lo conoscono tutti. Almeno, quelli che una volta nella vita si sono imbattuti nella sua figura possente, che giganteggia sulle locandine e sugli schermi dell’intero pianeta. Nei film che interpreta Dwayne è un eroe assoluto, uno di quelli che vince e vincerà sempre, malgrado la presenza di terroristi spietati, nonostante l’intervento di calamità o forze sovrannaturali nemiche dell’umanità. Anche per questo lo chiameremo sempre The Rock, il lottatore che tra un fishermen suplex e un body slam incantava i teatri del wrestling, prima di diventare star del cinema d’azione.

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C’era una volta…Da Caput mundi a RomAmoR

Quando si parla di Roma oggi si è indecisi se farlo sussurrando o urlando: “C’era una volta” sarebbe comunque l’incipit ideale, l’inizio perfetto. Tanto da risalire a Cesare o Augusto per vantare le meraviglie ingegneristiche che ancora oggi si possono raccontare e non spiegare. Oppure fare un balzo in avanti e rivedere Michelangelo all’opera, che sfida un Papa in difesa di una rivoluzione che sa di meraviglia. Per i più romantici – o forse le più romantiche – resta un’immagine squisitamente pop, anch’essa ancorata al passato: la fuga di Audrey Hepburn a bordo di una Vespa per le vie del centro.

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Dicono – e scrivono – loro

Mio nipote ha sette anni. Per quanto io tenga lui e sua sorella al centro del mio mondo, ogni tanto mi capita di osservarlo ed ascoltarlo come se fossi appena arrivato da un altro pianeta. Sono momenti fugaci, occasioni nelle quali centinaia di pensieri affollano la mia mente, pronte a consolidarsi e cristallizzarsi dando forma ad aspettative e – meglio non nasconderlo – piccole, doverose ansie su un presente in divenire.

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In un mondo a testa in giù

“Chi salva una vita, salva il mondo intero”. Questo verso del Talmud mi è stato tramandato nell’età in cui era più giusto che io ascoltassi e prendessi nota di parole che resistono nei millenni. Avevo sedici anni, quella sera di maggio, quando vidi con tutta la mia famiglia – per la prima volta – Schindler’s List. Per chi ha visto il film, per chi conosce la storia, è superfluo aggiungere altro. A chi non la conoscesse consiglio vivamente di approfondire. Chi non fosse interessato, non sarà nemmeno interessato alle righe che seguono.

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Oprah e Piero: attenti a quei due

Il cinema Imperiale della mia città non esiste più, ma tra i tanti ricordi d’infanzia resiste quello del trailer de “il  Colore Viola” film voluto e diretto da Spielberg. L’ho visto anni dopo: in una scena Sofia è seduta a tavola la domenica di Pasqua. Non è più la donna combattiva, divertente e incapace di obbedire alle leggi di un mondo a stelle e strisce che vede tutto bianco o nero. Nella Georgia degli anni trenta il binomio forza di carattere= donna di colore, semplicemente, è un atto blasfemo.

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Un uomo a bordo campo

Ho gli occhi fissi su Äpplarö. L’etichetta dice che questa panca assicura la massima comodità, grazie allo schienale curvato che garantisce una seduta confortevole. Dall’Ikea vicino casa a Jan “Janne” Andersson il salto è breve quanto inevitabile, perché è lui lo svedese che dovrebbe star seduto su una panchina e invece seduto non rimane. Äpplarö non è la panchina dove siede il ct della Svezia, alias Mister impresa: condividono semplicemente la nazionalità.

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Ho davanti gli anni migliori. O forse no: confusioni di uno xennial

Sono uno Xennial e a quanto dicono, dovrei esserne orgoglioso. Qualche professore emerito che vive down under, ossia dall’altra parte del mondo, mi definisce così. Ovviamente non sono l’unico Xennial su questa terra: perché a popolare questo satellite sorto da poco ci sono milioni di miei “simili” nati in un momento storico ben preciso.

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