
Il minuto che non ti aspetti
Jelle Ten Rouwelaar ha trentasei anni; è il portiere del Nac Breda, squadra della Eerste Divisie, la seconda divisione del campionato di calcio olandese. Sono sicuro di non sbagliarmi se dico che fino a qualche settimana fa non lo conoscevo. Ma al di là di ciò che posso io, al di là di dove possono arrivare i miei mezzi o le mie conoscenze, al di là di ogni ragionevole dubbio, esiste un’umanità che riconosce a Jelle ten Rouwelaar qualcosa di speciale, che va oltre ogni prodezza o gesto atletico che lascia senza parole e senza fiato.

Quel fantastico Leicester
Nell’anno delle celebrazioni per il novantesimo compleanno – pardon genetliaco – di Queen Elizabeth c’è una data che rimarrà per sempre impressa. Lo chiameranno quel 2 maggio di tanti anni fa, probabilmente, anzi quella notte del 2 maggio di molti anni fa, quando il trono per la prima volta dopo secoli è rimasto vacante e la capitale – in questo regno è a sud, ma è il centro di tutto – improvvisamente si è trovata molto più a nord.
Tutto questo grazie a colui che hanno ribattezzato The King, ma hanno avuto troppa fretta.

Dal campo ai campi: storia e sfide di Gianluca Colavitto
Durante il nostro ultimo incontro, nell’ottobre del 2014, Gianluca Colavitto non era ancora sulla panchina della Vastese. Era in casa sua, nel cuore della campagna frentana, ad aspettarmi per un servizio fotografico concordato in pochi giorni. All’inizio tentennava, poi ho teso verso di lui un pallone nuovo di zecca e gli ho chiesto di palleggiare. Il pomeriggio è volato via, e in un baleno è arrivata una giornata di fine aprile.
E’ una giornata di primavera, ma a Vasto i sostenitori della propria squadra che milita in Eccellenza non l’hanno vissuta come tutte le altre.
E’ arrivata la promozione. Anzi la favola a lieto fine – come ha ricordato Silvio Laccetti nel suo ottimo articolo su zona locale – soltanto perché i sogni non vanno abbandonati quando spunta il sole. Il terreno fertile va coltivato, ci vuole tempo, ma ci vuole soprattutto tanto lavoro. Lui, Mister Colavitto, lo sa bene.
Ecco perché…

L’ultimo sogno di Joachim
C’è un hangar vuoto in una notte glaciale di gennaio. Si tratta di un magazzino adibito a merci, pardon di un entrepôt, visto che siamo a Dumont, villaggio francese di quindicimila anime a nord di Parigi. Joachim è li quella sera e non sta lavorando. Quell’entrepôt è il suo tetto dove può proteggersi dal freddo: ha quarantatré anni ed è un sans abri, un clochard, un barbone.

Lo schiaffo di Jesse Owens
Storia di una ladra di libri è un bestseller dei nostri tempi. Merito di Markus Zusak, il suo autore, ma come sempre la menzione la dedico ai suoi protagonisti. Già, la forza sta in loro, in quei giovani Liesel Meminger e Rudy Steiner che vivono in Germania, durante gli anni del nazismo e della guerra. Dove i piccoli sono considerati adulti da destinare alla Hitlersjugend, giovani figli di Hitler da formare. Infatti Liesel e Rudy sono tedeschi e proprietà del Führer: secondo gli indecenti canoni dell’epoca sono da considerare automaticamente e tecnicamente due ariani.

Il lampo nel cielo di Brema
Ho consumato il mio pranzo in fretta. E’ stata e sarà una giornata convulsa: devo lavorare fino a tardi, ma so che dovrò trovare il tempo di scrivere. Una questione di attimi e anche l’ennesima giornata volata via si trasforma nella serata tranquilla, dunque perfetta, per trovare le parole giuste. Magari adatte a parlare del 27 gennaio, della giornata della memoria. A tradurre quei pensieri che volano ai cancelli di un campo polacco che si aprono.

Sogni di notti magiche
Mentre scrivo sul calendario è cerchiato un giorno di giugno qualsiasi. Non lo è quel pomeriggio di tanti anni fa, caldo e tranquillo, sereno perché la scuola era davvero finita anche per me, ragazzino della terza elementare. E’ il 1990 e ho orecchie piccole, che sembrano antenne perché amo il calcio e fremo nell’attesa che inizi il campionato del mondo. Italia 90 è lo spettacolo in procinto di cominciare: il sipario sullo stadio Meazza di Milano si è già alzato. Gianna Nannini punk ed Edoardo Bennato rock hanno cantato Un’estate italiana firmata dal big producer altoatesino Giorgio Moroder.

La macchia rossa
Thunder. La voce di Brian Johnson, il front man degli AC/DC, è martellante come il riff di chitarra elettrica che accompagna tutta la canzone. Perfetta, penso, perché evoca il tuono che questo sabato squarcia il cielo azzurro sullo stadio Guido Biondi. La città assonnata del primo pomeriggio e che preferisce una placida ninna nanna sembra lontanissima; sugli spalti si suona il rock vero che rende ancora più frenetica la corsa dei tifosi rossoneri.