Lontano dal palazzo

E’il giorno in cui il presidente della Repubblica Mattarella conferisce quaranta nuove onorificenze a Italiani che meritano – in alcuni casi senza esagerazione – la qualifica di eroi civili. Persone che non conoscono tempo, premiate giustamente e con l’auspicio – speriamo almeno che questo non svanisca – di immortalare il loro esempio e consegnarlo alle generazioni future.

Di fronte ai riconoscimenti altrui, gli individui stentano a riconoscere che c’è stato un inizio, prima di targhe e medaglie. Magari sono simbolo della gloria di un giorno – è vero – ma equivalgono al sigillo che certifica sforzi e difficoltà, gli innumerevoli ostacoli che trasformano – anche involontariamente – in eroi quei cittadini che molto spesso, tentano semplicemente di fare ciò che il senso del dovere suggerisce.

Spinta dal senso del dovere è anche lei, Annamaria Masserini, da anni legale rappresentante di un’azienda di Abbiategrasso specializzata nella lavorazione del rame.

A certificare la sua solidità è la tradizione che l’accompagna: l’azienda, li nel cuore della pianura lombarda, è presente sul mercato dal 1959. Annamaria vive nella provincia alle porte di Milano. Non conosco il suo volto e continuo ad ignorarlo anche quando sento la sua voce alla radio al ritorno a casa dopo una giornata di lavoro.

Il suo tono mi suggerisce un’immagine imprecisa, ma che al tempo stesso restituisce l’immagine simile a tante donne che ho conosciuto.

Sia chiaro, parlo di quelle abituate a lavorare. Abituate a parlare in virtù di competenze ed esperienza, di passione e scrupolo.

A proposito, Annamaria è scrupolosa al punto da non trascurare nessun dettaglio. Come il codice identificativo 7410120000: nonostante la storia che la vede coinvolta sembra uscita dalle pagine di un racconto, non si tratta di un codice segreto.

Trattasi di cifre apposte su una scheda che va compilata e apposta su un pacchetto, perché alla dogana si possa identificare il contenuto della merce che quest’ultimo contiene.

Per chiarirci, nel caso specifico si tratta di dieci foglietti di lega di rame e zinco dal valore di dieci euro, sottili 0,14 millimetri.

Non s’ha da spedire. Il 15 dicembre 2015 l’Agenzia delle Dogane però segnala alla Procura che quel pacchetto, invece, non può essere spedito. La destinazione non può passare inosservata, perché l’Iran non è un paese qualsiasi:

L’antica Terra di Persia negli ultimi decenni è stata sanzionata duramente per le ripetute violazioni dei diritti umani, figlie della rivoluzione khomeinista.

Ma a spaventare il mondo ci hanno pensato le ripetute minacce a paesi vicini – Israele in primis – e  a troneggiare, tra tutte, quella legata all’atomica: una nube che non si è dissipata fino all’anno scorso, quando in seguito ai nuovi accordi sul nucleare è stato annunciato che l’embargo imposto al governo di Teheran avrà presto fine.

Processo chiama processo. La fine dell’embargo è un processo complesso, elaborato nei soliti palazzi del potere, lontani dalla vita di tutti i giorni. Anche per questa ragione, Annamaria Masserini è stata chiamata a processo e rischia una condanna.

Il pm ha chiesto due anni di reclusione perché l’Odissea della signora meriti tale appellativo: la pena prevede dai tre agli otto anni di reclusione e tutto in nome delle sanzioni imposte dall’Unione Europea, che vietano – tra le altre cose – l’esportazione del rame verso l’Iran.

Notti d’oriente e noti dolente: Il rame è un metallo non ferroso, caratterizzato da elevata duttilità e da una resistenza meccanica relativamente bassa. Del rame so che ha un colore tra il marrone ed il rosso, utilizzato prevalentemente per le condutture elettriche. Esteticamente è un metallo affascinante, che dà vita a miniere a cielo aperto, a leghe lavorabili e resistenti alla corrosione.

La signora Annamaria si sta difendendo. Lo fa dichiarando che il pacchetto in realtà non contiene rame puro, bensì foglietti di lega di rame e zinco.

Ottone, in parole povere. Ascoltando la voce della signora Masserini alla radio, però, apprendo che la lega di rame e zinco è utilizzata molto spesso per la produzione di lavori artigianali, nonché nel settore del restauro. Non trattandosi di rame puro, non sarebbe possibile utilizzarlo per produrre armi o testate nucleari.

Cosi, se da un lato il suo pacchetto non è arrivato all’artista iraniano che lo aveva richiesto, Annamaria ha dovuto raggiungere l’aula di tribunale più vicina, cosi come è accaduto ad un altro imprenditore.

Gianni lo sa. L’imprenditore Gianni Poliero, legale rappresentante della multinazionale vicentina Legor Group, è stato processato per lo stesso motivo. A lui è stata attribuita la stessa colpa: aver spedito un carico di rame ad un cliente abituale. Malgrado il carico ridotto e nonostante il rapporto d’affari duraturo, questo signore, titolare di un’azienda leader nella commercializzazione di leghe per il settore orafo, a settantotto anni ha rischiato di finire in cella.

Gianni è stato assolto, ma Annamaria resta in attesa di giudizio: li, nella provincia italiana, vivono un uomo e una donna che oggi meritano di essere menzionati e ricordati.

Per una ragione su tutte: li, nei palazzi romani del potere, nonostante premi ed onorificenze, nonostante gli eroi comuni vengano citati come armi contro i duri tempi moderni, s’ignora ancora la provincia Italiana.

La stessa che nasconde gemme e bubboni, personaggi notevoli e discutibili. Della provincia dove vivo ce ne accorgiamo raramente, perché tutto viene ricacciato in fretta nell’anonimato. Anche nei giorni in cui i media tentano in tutti i modi di spiegarci come e perché la provincia americana ha votato massicciamente per Trump.

Una decisione destinata ad influenzare le sorti del mondo. Una scelta che può essere spiegata e magari non capita.

A dimostrazione che il cuore di un paese batte ancora una volta lontano dall’eco e dall’ombra dei palazzi.
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