Il minuto che non ti aspetti

Jelle Ten Rouwelaar ha trentasei anni; è il portiere del Nac Breda, squadra della Eerste Divisie, la seconda divisione del campionato di calcio olandese. Sono sicuro di non sbagliarmi se dico che fino a qualche settimana fa non lo conoscevo. Ma al di là di ciò che posso io, al di là di dove possono arrivare i miei mezzi o le mie conoscenze, al di là di ogni ragionevole dubbio, esiste un’umanità che riconosce a Jelle ten Rouwelaar qualcosa di speciale, che va oltre ogni prodezza o gesto atletico che lascia senza parole e senza fiato.

Premessa. Non dobbiamo immaginare nulla: c’è un video che mostra palesemente quello che accade durante la partita tra la squadra di Jelle, il grosso portiere che viaggia sulle trecento presenze con la maglia del Breda e la squadra avversaria dei Go ahead Eagles.

Non stento a credere che J. deve essere stato davvero freddo e implacabile in molte delle gare disputate: è possente, dall’ alto del suo metro e novanta, perfetto e credibile nel suo ruolo.

Un volto che potresti sovrapporre a quello di Erik il rosso, anche qui, nello Stadio di Deventer, città di centomila abitanti nella provincia di Overijssel. Fissa il campo, ma l’attenzione è altrove perché nel frattempo sono saltati tutti gli schemi. E’ la partita che non ti aspetti, ma qui non c’entrano risultati o pronostici della vigilia.

Anche i tifosi di casa, che fino a un secondo prima hanno sostenuto i loro giocatori in vantaggio di due gol,  non sono quelli che ti aspetti.

Non sono i cattivi, arrabbiati, violenti hooligans  pronti a mettere in subbuglio intere città.  I tifosi di casa iniziano ad intonare quella canzone che tante volte è  stata cantata negli stadi senza distinzioni di categorie e latitudini e la dedicano a lui, Jelle.

Proprio al portiere avversario, l’estremo difensore, l’ultimo uomo che solitamente si sovrappone tra i sogni di gloria e il gol effettivamente realizzato. Spesso le vittime vengono ricordate con un minuto di silenzio, ma nello stadio olandese di Deventer si solleva ancora più forte un minuto di gran canto:

You’ll never walk alone è dedicata alla madre di Jelle, scomparsa per un male incurabile all’età di sessantuno anni. Proprio in corrispondenza del sessantunesimo minuto di una partita che non avrebbe suscitato alcun interesse al di fuori del territorio nazionale, il destino vuole che You’ll never walk alone aiuti ad esprimere un sentimento diverso e questa volta davvero nobile, che non ha bisogno di commenti.

https://www.youtube.com/watch?v=6uodeH1PB6c

La canzone stessa ha conosciuto un destino insolito: pezzo nato negli anni quaranta e destinato ad un musical, è diventato inno immortale grazie a dei tifosi di calcio. Quelli del Liverpool sono stati i primi, ma poi i sostenitori di altre squadre se ne sono impossessati per incoraggiare i propri giocatori.

Forse c’è una regia invisibile dietro all’inquadratura che inizia gradualmente ad alternare la presa. Per un minuto non ci sarà più spazio per il calcio giocato: i volti dei tanti sugli spalti si sovrappongono a quello del portiere che si commuove, ma non si scompone. Le parole ci sono e bastano, le voci all’unisono di uomini, donne e bambini – immagine che dovrebbe essere scontata, ma spesso non lo è – arrivano al cuore di Jelle che vive dentro di sé il dolore.

Concede al pubblico avversario – divenuto suo sostenitore all’improvviso – un saluto, ma che parla per un uomo che in quel momento non pensa più al passivo di due gol, al campionato da portare avanti, alla carriera da professionista che si avvia, inevitabilmente, alla conclusione.

E’ il minuto che non ti aspetti, è l’istante prezioso che il protagonista di questa vicenda trasformerà in uno dei pochissimi ricordi  indelebili che caratterizzano la vita di ognuno di noi. Quell’attimo in cui, la porta alle sue spalle, non è più l’obiettivo da trafiggere: i fili di quella rete stringono i presenti in quell’ angolo di mondo dove per un minuto non ci sono compagni o avversari e nemmeno vinti o vincitori.

A Deventer va in scena il meglio dell’umanità, che si condensa in pochi secondi. Non conta la brevità perché destinato a durare, a rimanere impresso più del risultato finale.

Come diceva Esopo nessun atto di gentilezza, per quanto piccolo sia, è sprecato.

A proposito, giunge la citazione che non ti aspetti: Jelle ha citato queste parole in una lettera di ringraziamento destinata ai tifosi dei Go ahead eagles. Prima del nuovo, ennesimo calcio d’inizio.

 
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