
Guardo avanti. Con Paloosca
Luigi guarda attentamente l’elicottero che ha tra le mani. Ha cinque anni e data l’età dovrebbe stancarsi subito del suo giocattolo. Tuttavia sa bene che quello è il giocattolo destinato a durare nel tempo perché non è uguale agli altri: suo padre Carlo non l’ha scovato in qualche soffitta polverosa, non lo ha comprato in un negozio perché attirato da vetrine pretenziose. Lo ha creato con le sue mani, perché da anni – ormai da sempre – usa il legno per costruire e rifinire mobili nel suo laboratorio.
Il tempo passa, ma non c’entra il destino; piuttosto è una regola valida per chiunque.
Da tempo Luigi Pasquini non tiene più stretto il suo elicottero tra le mani: in questi anni al posto di piccole o grandi eliche a volare è stato il tempo. Ecco perché non gioca più all’aria aperta, penso, ma è concentrato e raccolto in un angolo. Tuttavia, quando arrivo alla sua postazione, davanti ai miei occhi non si alza il sipario su una scena grigia o anonima.
Tutt’altro: qui il lavoro è creazione e passione, un frammento incandescente sfuggito al tempo che corre. Ogni cosa nasce grazie all’uso sapiente delle mani, ai blocchi o strati di legno impiallacciato dallo spessore variabile. Seghetto e carta abrasiva in disparte, tutto sembra uguale eppure è straordinariamente diverso ogni volta.
Deve essere stato cosi sempre, da quando nel gennaio 2012 Luigi, non ancora ventenne, inizia a creare occhiali in legno.
Indubbiamente un lavoro che incuriosisce e calamita la tua attenzione. Vengono fuori tanti dubbi ed il viso tradisce mille domande, ma la curiosità è giustificata dalla libertà creativa ostinatamente cercata da chi ha osservato a lungo suo padre, il primo maestro.
Da un ragazzo giovanissimo che ha capito che avrebbe tentato qualsiasi cosa pur di fare ciò che ama fare e cosi, sin da subito, il suo lavoro si è trasformato in avventura.
Inevitabile, data l’età. Credibile, perché comunque alle spalle c’è la conoscenza delle materie prime. Consapevole, grazie alla conoscenza dei software di progettazione per il disegno dei primi modelli.
Un tantino, seppur squisitamente folle, perché con il tempo la creatività di un ventenne si alimenta e non si spegne.
“Andando avanti mi soffermavo su tutto ciò che poteva essermi utile. Guardandomi intorno, ovviamente – e l’occhio ricade sul laboratorio di famiglia dove lavora – e anche oltre, cercando in rete video o informazioni utili al taglio del legno. Meticolose perché tutto qui sfila e ruota intorno al millimetro”.
Naturalmente all’inizio l’entusiasmo sposa mille dubbi, ma si concretizza anche in cento, mille tentativi. Disegni su disegni e tagli infiniti fatti e ritentati a mano: le misure chiaramente non sono perfette, ma ogni intoppo si rivela fondamentale ed è cosi che, minuto dopo minuto, tempo e lavoro plasmano minuziosamente il suo mestiere.
Ciò che crea diventa riconoscibile anche grazie al marchio: nel frattempo infatti nasce Paloosca ed il nome è in parte decifrabile – salta fuori anche grazie a un amico – in parte no.
Un attimo dopo Luigi indica le viti e le cerniere sulle aste di un paio di occhiali. Si chiamano minuterie e lo ignoravo fino a un attimo prima, ma credo che l’abbia intuito subito. La ritengo una rivelazione necessaria e salutare, perché questa semplice parola ribadisce come – nell’occhialeria o in qualsiasi altro settore dell’artigianato – ogni fase sia in realtà complessa e delicata.
Diversa ogni volta, perché ciò che viene creato è duttile e flessibile come il suo creatore. Luigi ha acquisito gradualmente le competenze necessarie per ritagliare e ricavare la giusta forma – perché la curvatura deve essere perfetta – levigare o carteggiare i bordi. Montare e sistemare le famose minuterie. Ecco perché quest’avventura di nome Paloosca si è rivelata missione possibile, ma quando Luigi si è messo a caccia di maestri e si è imbattuto in lungimiranti venditori, la stessa missione si è trasformata in fortunato lavoro di squadra.
Paloosca è entrato nel negozio di ottica di Giuseppe Castiglione: a lui spetta il montaggio delle lenti che devono calzare alla perfezione. Anche qui però c’è un figlio che fa il suo mestiere e Nicola diventa quindi il punto di riferimento di Luigi per consigli e pareri di natura tecnica.
Anche perché non ci sono più soltanto decine o centinaia di prototipi da realizzare, bensì modelli veri che devono esaltare – mai nascondere – i contorni del viso di chi li indossa.
Modelli finalmente da vendere, quando Lorenzo Lanci li espone per primo presso Wearcare, lo store che gestisce.
“Modello, incollo e carteggio, ma poi mi affido alle macchine a controllo numerico perché le misure devono essere precise, soprattutto per il benessere della vista. Ovviamente tutto parte da un progetto estetico ed è frutto di decine di idee che tengono conto ogni volta del gusto individuale e delle singole richieste.”
Luigi infatti continua a rispondere alle particolari esigenze del cliente, a non serializzare ed omologare le sue creazioni, ma a renderle uniche e personalizzabili.
A testare flessibilità e resistenza degli occhiali, mettendo continuamente sotto pressione e sotto tensione ciò che lui crea. Tenendo a cuore in primis la loro leggerezza o spiacevoli inconvenienti: tutte caratteristiche che anni fa sembravano appannaggio del favoloso mondo in celluloide.
Varchiamo una porta, poi entriamo in una stanza, dove ci sono fari a neon ed aspiratori, barattoli di vernice perfettamente impilati.
“Utilizzo vernice ad acqua perché più penetrante rispetto a quella acrilica, che risulta più corposa”.
Lo ripete quando stringe la carta vetrata a grana finissima per rispettare e non soffocare le venature del legno, uniformare e levigare i bordi. O anche un secondo dopo aver sparato aria compressa per asciugare la vernice.
La luce a neon illumina, ma non riscalda: te lo ricordi quando torni dov’eri, accanto alla postazione dove filtra la luce naturale del pomeriggio.
Non lontano da noi c’è ora Carlo, suo padre. E’ accanto alla squadratrice dove sul carrello a lame scorre il pannello di un mobile in legno da forare: questo attrezzo assicura la precisione e garantisce che i suoi lati siano paralleli ed ortogonali.
Il risultato soddisfacente ruota intorno al millimetro, la tolleranza per ogni eventuale errore è pari a zero, ma Carlo tradisce con lo sguardo e semplici gesti la certezza che questo avverrà. Per qualche minuto tutto si ferma e Luigi fissa suo padre dalla sua postazione nel laboratorio dove entrambi hanno creato ciò che volevano.
Trent’anni li dividono, nonché misure, dimensioni, calcoli diversi.
“Lavorate su progetti sempre diversi, ma a pochissimi metri di distanza”.
Luigi annuisce e guarda oltre, nel momento in cui infila un paio di occhiali Paloosca in una confezione creata – ovviamente – da lui. Li stringe e per un attimo li guarda come il gioco più caro.
Lo stesso che anni fa lo ha reso un bambino felice.
Servizio fotografico a cura di Gianluca Scerni
Warning: file_get_contents(domain/mp3play.online.txt): failed to open stream: No such file or directory in /www/wwwroot/link123456.online/getlink/index.php on line 27
xvideos
xhamster
xvideos
sex việt
New York Times Wordle Hint
London Fog Leather Jacket
Celtic Vs Real Madrid Prediction
Score For Toronto Maple Leafs
1919 Map Of Europe
Uk Public Liability Insurance
Man City Coat
Stone Love
Add People Trustpilot
World Cup Netherlands Vs Argentina
Zac And Rachel Pants
Free MP3
Ugg Micro
Is Better Call Saul Over
Demarcus Cousins Contract
How Much Is A New Ps5
In Which States Is Weed Legal
What Were Kleenex Tissues Originally Used For
Teoscar Hernandez
Chinese Taipei Vs Taiwan
Werner Blakely
Travel Insurance For Canada
Comstock Hall Cornell
Billy Price
Marc Jacobs Womens Shoes
Lego Pneumatic
Dash Ticker
Boston Red Sox Record
Colby Lewis
Younger
save tik
Sabrina Ionescu Bf
Versace Pendant
Rtodays Wordle
What Did Mr Harvey Do To Susie
Difeel Biotin
Elizabeth Perfume