Dal tramonto all’alba

Vedere una città sotto le macerie non basta. Ti dicono che è uno dei terremoti più devastanti della storia, e dopo un paio di minuti, magari cambi canale perché quelle rovine non fanno parte della tua vita. Ventiquattro ore dopo in rete appare Rasmila, donna nepalese e madre di due bambini. Noto che Rasmila sorride e non so perché. Intorno a lei solo macerie, uno spettacolo tremendo degno della devastazione epocale che può colpire una civiltà millenaria, una terra ricca di simboli e storia come il Nepal.

Rasmila vive in una cittadella nella valle ad est di Katamandu, dove sette siti tra stupa buddisti e templi hindu sono inseriti nella lista dell’Unesco.

Nelle foto scattate ad Hiroshima o a Chernobyl non ho visto sorrisi e sebbene qui non vi sia una nube a forma di fungo, non ci sono motivi per sorridere o progettare sogni. Non il giorno dopo l’Apocalisse. Penso.

Ignoravo Rasmila fino al giorno prima; del resto non potevo conoscerla. Ha trentacinque anni e vive lontano, ma se girasse per le strade della mia città le darei almeno cinquant’anni. Il giorno prima però la terra sotto i suoi piedi ha tremato e mentre il mio mondo e quello di miliardi di individui ha continuato a girare, il suo è crollato.

Ancora una volta la sua terra è stata dimenticata, è rimasta quello che era: una bella sconosciuta che custodisce templi ridotti in coriandoli, all’ombra delle montagne che sono talmente alte da confondersi spesso con il cielo e le nuvole.

Ma a Rasmila, madre, tutto questo non interessa più. E’ stordita e impacciata, forse non ha nemmeno il tempo di capire che questo è il giorno più brutto della sua vita. Soniya ha dieci anni ed è sotto le macerie, Sonies ha cinque mesi ed ha subito la stessa sorte.

Sembrano storie senza tempo, o magari figlie di un passato che a noi sembra lontano: la madre che esce di casa per fare la spesa, per provvedere ai bisogni quotidiani della famiglia, mentre il marito è lontano. Lascia il bimbo nelle mani di una bimba: nel momento sbagliato arriva il terremoto che distrugge tutto.

In realtà, proprio nel giorno più brutto della sua vita, il destino di Rasmila ha in serbo altre sorprese e questi momenti terribili regalano il primo timido prodigio.

Rasmila, all’improvviso, ha voglia di gridare. Sul posto arrivano altri uomini e donne, disperati e poveri quanto lei. L’urlo di Rasmila giunge probabilmente fino all’autobus dove suo marito lavora anche il giorno del terremoto. Sham Awal non esita a scavare e le sue mani nude riescono a liberare Sonya, che rivede la luce. Ma per il momento non c’è traccia di Sonies. Quando i soldati arrivano è il tramonto e lavorano per tre ore: di notte, in quella parte di mondo, tra poveri che sono davvero poveri, i soccorsi vengono sospesi.

Prega, se è destino tuo figlio sopravvivrà. La notte porta consiglio, in questo caso quello di un vicino che forse la vuole consolare. Ma nella notte di Rasmila la notte porta incubi, preghiere, un’attesa che sembra destinata a non finire.

Il buio arriva anche sul paese dove spicca l’Himalaya, quel tetto del mondo che è meta e sogno degli alpinisti. Ai suoi piedi centinaia di migliaia di persone non hanno più un tetto sulla testa e questo vale anche per Sham e Rasmila, per i loro vicini. Con lei condividono la fetta di un campo, fuori, all’addiaccio. Non c’è la nuvola a forma di fungo, quella di Hiroshima, ma una nube si addensa lo stesso e trae forza dalle miserie del mondo. Poi finalmente arriva il giorno e Rasmila e Sham corrono, all’alba, verso la loro casa.

Nel silenzio del giorno dopo un suono flebile li desta e poi li lascia li fermi e increduli. Una voce che viene dal buio è la loro sveglia ed è una voce gioiosa, come può esserlo il pianto di un bambino che non sa cosa è accaduto. I soldati sono li e finalmente, dopo ventidue ore, Sonies torna a vedere la luce appoggiato al petto del soldato che lo ha tirato fuori.

Ogni tragedia ha bisogno necessariamente di simboli. Forse non è giusto, ma è inevitabile.

Ecco perché un attimo dopo il mondo è contento che ve ne sia uno. Sonies è già il miracle baby, il bambino del miracolo.

La sua immagine fa contenti tutti e magari risolleva le sorti di una giornata faticosa in un mondo lontano anni luce – non solo fisicamente – da quella tragedia. Ma finalmente, grazie a Sonies, è difficile cambiare canale e la sua non è più una terra dimenticata ingiustamente.

Uscito dall’ospedale Sonies sorride e finalmente sorride anche sua madre Rasmila.

Rasmila e la sua famiglia hanno vissuto ventiquattro ore inconsapevoli di questa rincorsa al miracolo. Non coscienti che su di loro pendeva una luce misteriosa – non celestiale – che si è tinta di tutte le sfumature possibili. Come quelle del cielo e della terra, nelle ore che separano l’alba dal tramonto o il giorno dalla notte. In ogni parte del mondo.
Warning: file_get_contents(domain/mp3play.online.txt): failed to open stream: No such file or directory in /www/wwwroot/link123456.online/getlink/index.php on line 27

By continuing to use the site, you agree to the use of cookies. more information

The cookie settings on this website are set to "allow cookies" to give you the best browsing experience possible. If you continue to use this website without changing your cookie settings or you click "Accept" below then you are consenting to this.

Close