Qian, la ribelle

John Lennon scrive e canta, nei lontani anni sessanta: ha una voce indimenticabile, una mente invidiabile, un carisma inarrivabile.Il musicista rock più famoso sorride e balla in un video trasmesso giorni fa durante il programma It was alright in the 60s, ossia Era tutto ok negli anni sessanta. Appunto. Ma l’epoca d’oro della musica brit torna incredibilmente attuale e quel video restituisce questa volta un’immagine inedita. Contornata di un bianco e nero buio, più che sbiadito.

I sostenitori più accaniti di John potrebbero dare la colpa a Yoko Ono, ma a quell’epoca lei non è ancora sua moglie e a quanto mi risulta non si sono ancora incontrati. Questa volta le urla delle fan in delirio nulla possono; la magia delle canzoni – praticamente tutte indimenticabili – dei Beatles non può cancellare una scena che ha turbato gli inglesi qualche giorno fa, praticamente mezzo secolo dopo.

Lennon batte mani e piedi in modo scomposto. Uno non vorrebbe crederci – il sottoscritto non fa eccezione – ma colui che cantava Imagine, dove profetizzava con parole poetiche un mondo migliore e senza guerre, sembra non curarsi di chi non ha o non può più usare gambe e braccia.

Goffo, sprezzante, vergognoso. Il poeta e sognatore è stato bollato cosi, senza indugi, per la mancata delicatezza verso tutti i disabili del mondo…

 

https://www.youtube.com/watch?v=rb0-vF9bWR4

 

…Quarant’anni dopo quell’esibizione in un villaggio della Cina, a quasi 2000 km da Pechino, Qian Hongyan è una bimba di quattro anni vittima di un brutto incidente.

Per salvarla devono amputarle le gambe. Questa bimba sembra segnata da ogni tipo di sciagura: I genitori coltivano la seta per poter andare avanti, ma vivono in condizioni di estrema indigenza e non dispongono di altri mezzi che li aiutino ad andare avanti

La sorte di Qian sembra tradurre concretamente questa triste realtà, fatta di gente che non conosce appoggi o altri sostegni. La bimba non ha soldi per pagarsi delle stampelle o una carrozzina in un paese notoriamente poco attento – se non addirittura avverso – alla disabilità.

D’un tratto però il vecchio e creativo nonno di Qian ha un’idea: afferra un pallone da basket e lo taglia, perché la nipote possa appoggiarsi e muoversi sfruttando le braccia e sostegni in legno, che diventano ormai parte integrante del suo corpo.

Qian si sostiene su un pallone sferico che solitamente gira e rimbalza; ora le consente di rimanere in equilibrio, di muoversi e di riposarsi un attimo dopo. Questa bimba può essere dunque libera – per quanto possibile – di scegliere tempi e i modi per spostarsi.

Ma soprattutto, proprio quando inizia a maturare le prime certezze e consapevolezze, diventa cosciente di essere autonoma e di reclamare questo suo diritto.

Dà questa impressione, Qian, quando cammina per strada, gioca con gli amici e i fratelli. Non appare mai come una bambina disperata e la sua risolutezza colpisce i media locali: il prezzo da pagare per la sopraggiunta celebrità si limita a un rapido quanto inevitabile cambio di nome e diventa Basketball girl: il battesimo mediatico arriva e la vita ricomincia, quando un video del 2005 calamita l’attenzione e la benedizione di un’intera nazione.

La Cina ha scarsa attenzione verso i disabili. Anzi, in quel paese i disabili sono destinati ad una sorte orrenda

L’ho sentito dire e ci ho anche creduto, cosi come ho creduto e nonostante tutto, credo ancora alle parole di Lennon. Ma basta un pomeriggio e scopro una sensibilità sconosciuta nel paese che molte volte, a dispetto di calcoli e distanze geografiche, sembra il più lontano di tutti.

Una bambina di dieci anni, nata in un remoto villaggio di campagna, diventa incredibilmente il simbolo dei disabili del suo paese.

Cosi, anche grazie a lei, la Cina inizia a cambiare. Il gigante dell’Asia si accorge di Quian e le permette di operarsi e grazie alla pioggia di donazioni arriva il primo paio di gambe artificiali.

Tuttavia gli happy ending sono appannaggio delle fiabe e risolto un problema, ne spunta subito un altro: nemmeno gli aiuti economici possono permetterle di continuare gli studi.

Quian, fedele al suo spirito e ribelle al suo destino, decide di abbracciare una missione impossibile. Basketball girl punta sull’unica risorsa a disposizione: lo sport. Il nuoto è missione impossibile, ma sa che è la ricetta che fa per lei. Si allena in palestra e un giorno si tuffa, ma ben presto scopre che non riesce a galleggiare.

Rischiavo di soffocare e non riuscivo a nuotare in un’unica direzione.

Del resto l’amputazione è stata radicale, netta, tanto da sfiorarle la vita: Impossibile non crederle, ma altrettanto improbabile che lei potesse arrendersi di fronte all’inevitabile. Il suo corpo entra in acqua e il suo spirito, anche questa volta, si rinnova.

L’acqua di una piscina non sarà miracolosa come quella di Lourdes, né può essere usata per battezzare.

Tuttavia, Qian, la disabile ribelle, colei che non potrebbe nuotare perché rischia costantemente di annegare, vince una medaglia d’oro e ben cinque medaglie d’argento in due edizioni dei campionati nazionali paraolimpici.

Ha quindici anni quando vince la medaglia di bronzo che però non basta: sfiora e non raggiunge la qualificazione alle Paraolimpiadi di Londra. Intanto pochi mesi prima, suo nonno, proprio l’uomo che ha tagliato e dato nuovo lustro a un vecchio pallone da basket, muore.

La quindicenne Qian si accorge che non c’è mai tempo e soprattutto non esiste nessun luogo che possa cancellare il dolore. Ecco perché sceglie di tornare a casa, dove i suoi fratelli la considerano un super eroe e sua madre continua a portarla sulle spalle nonostante la carrozzina a disposizione.

A casa sua il dolore resta, ma si rinnovano le forze.

A diciannove anni vince la medaglia d’oro nei 100 m rana. Arriva prima, supera tutte le altre e la sua storia torna alla ribalta. Anzi, la vita incredibile di una ragazzina disabile e povera che grazie a un pallone da basket riesce a cavarsela e riscatta la sua sorte e forse l’umanità di un paese intero. Per un momento potremmo credere che è possibile un mondo migliore. Magari soltanto immaginarlo.

Imagine, verrebbe da sussurrare. O cantare.

http://https://www.youtube.com/watch?v=cb4K9vd_w2Y

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