
Uomini che amano creare
Lo ammetto, il Generale Lee è una tentazione troppo forte. Ovviamente non parlo di Robert, il famoso ed eroico ufficiale sudista, ma della Dodge Charger che usavano i cugini Duke in Hazzard per azzardare acrobazie e sorpassi tuttora inimitabili. Sia chiaro: non siamo nello Stato della Georgia e quest’auto non si può guidare. Perché è un gioiellino da collezione, perché il suo legittimo proprietario con calligrafia tanto impeccabile quanto perentoria, invita caldamente il visitatore a non toccare.
Giovanni “Gianni” Brighella ha parcheggiato questa vettura che rievoca tempi andati su una delle mensole presenti all’interno del suo laboratorio e non intende spostarla. Il Generale Lee, dopotutto, non è solo: a fargli compagnia ci sono la Batmobile, la Gran Torino e la Delorean Time Machine di Ritorno al futuro. Per adesso mi limito a valutare ciò che il mio presente suggerisce. Credo proprio di trovarmi vis à vis con un vero collezionista, qualcuno che è riuscito a trasformare un piccolo spazio in un universo parallelo e mi ha concesso la possibilità di farne parte. Almeno oggi.
Intanto, guardando di nuovo i modellini delle auto, sono consapevole che non hanno tempo e sono esenti da ogni possibile divieto di sosta. Ma la Time machine che nel primo episodio riportava Michael J Fox nel 1955, d’un tratto sembra ingrandirsi, materializzarsi e condurci al 1978.
Salta su – penso – ma poi abbandono l’idea. L’ipotesi di tornare cosi indietro nel tempo non mi convince del tutto, ma credo che per Gianni sarebbe diverso.
Lui tornerebbe ad essere il bambino di allora, il ragazzino che a sei anni accende la tv in un giorno qualunque, apparentemente ordinario. Ma sono proprio quelli i momenti propizi perché qualcosa di straordinario accada per davvero. In onda c’è il primo episodio di Goldrake e Gianni, davanti al televisore, ne resta ammaliato. Lo ritengo un colpo di fortuna, perché in quell’istante nasce una passione che non muore, al punto da rendere quell’ attimo immortale.
Prima di tornare al 2015, farei una sosta al 7 luglio 2007.
7-7-2007 è una data particolare. Gianni lavora da tempo come fisioterapista a Lanciano. Per caso ai suoi pazienti è stato assegnato un compito: devono usare la plastilina a scopi terapeutici. Giovanni “Gianni” Brighella è’ormai uomo maturo e responsabile che certamente non invoca i supereroi. Nel suo lavoro, tutti i giorni, usa le sue mani sapientemente e con coscienza, per riattivare movimenti naturali andati perduti. In un momento di pausa però grazie a quelle mani, dal nulla, crea e modella un mezzobusto di donna utilizzando la plastilina rimasta. Questa creazione colpisce positivamente i suoi colleghi, ma coglie di sorpresa soprattutto lui.
La scultura non l’avevo considerata.
“Ho sempre amato disegnare, tanto che negli anni novanta insieme agli amici di Utopia group creo il fumetto Black out, state of mind. La sera, dopo le lezioni universitarie, seguivano quelle di disegno perché ho sempre voluto perfezionarmi. Ho acquistato e studiato dvd, libri e riviste”
Già, intorno a noi interi volumi scritti in inglese e giapponese; questi ultimi lo aiutano quando Gianni assembla e monta un’infinita serie di Gundam, ovviamente a scala ridotta.
La plastilina prima, l’argilla poi. Negli anni Gianni ha scelto di affidarsi a diversi materiali per creare con le proprie mani volti e mezzibusti degli eroi che ha sempre amato. Il suo universo parallelo non è mai un mondo estraneo: prosegue in un angolo più appartato, dove attrezzi, stampi in gesso e silicone si alternano ad aerografo e colori acrilici.
Ti sposti. C’è il Grinch e come se ti trovassi a vivere le pagine di Tolkien ti imbatti in un orco. Poi non posso non notare il suo Hellboy di creta – rosso e ipertrofico a dovere – che nel 2009 ha riscosso consensi tra gli addetti ai lavori e visitatori del Lucca Comics.
Back to 2015: già, torniamo al presente. Il mio interlocutore cambia di nuovo pelle e in veste di scultore ha già raggiunto la sua postazione per ultimare le finiture sul viso di Deadpool.
“Una volta sgrossate le forme, queste vanno uniformate. E’ una fase delicata, che richiede preferibilmente un pennello con setole non rigide”
Stringe in mano un pennello con setole di paglia: un processo delicato, già, come ogni fase della modellazione. Gianni deve dare sfogo alla sua tranquillità ed evitare il potere distruttivo che il beniamino Flash e i supereroi Marvel tanto amati solitamente hanno. Dalla preparazione dello stampo, passando per l’inserimento dell’argilla liquida, deve invece armarsi di pazienza e attendere che si asciughi a dovere. Perché solo l’essicazione uniforme ed omogenea, senza alcuna traccia di umidità, assicura la durezza giusta.
Duri si, ma non rigidi: solo allora si possono plasmare, incidere e decorare le creazioni.
Qualche anno fa Gianni ha superato i quaranta, è padre, ha un lavoro che lo impegna fino a sera. Il tempo manca, ecco perché intorno non ci sono forni dispendiosi dove cuocere l’argilla.
“Li userei se producessi modelli in serie, se avessi tempo da dedicare esclusivamente a una passione che cerco di seguire quando posso, in momenti liberi e che considero comunque unici. Speciali.”
Ho sempre pensato che qualcuno non trova il tempo per fare cose che fanno gli altri soprattutto perché è destinato a creare qualcosa di particolare. Non posso non notare quella che lui chiama rotocasting machine. Due quadrati di legno usati per la solidificazione della resina o altre sostanze presenti all’interno dello stampo; processo possibile grazie a una manopola che consente il movimento di rotazione necessario allo scopo.
https://www.youtube.com/watch?v=0CXbbQ2WIVA&feature=youtu.be
“Forse è saltato di nuovo su una macchina del tempo e ha rubato il progetto a Leonardo”, penso, ma lui sa essere anche un padre coscienzioso e forse non correrebbe il rischio.
Anche perché da tempo non solo lavora per passione, ma realizza pezzi esclusivi per i suoi clienti su commissione. Alcuni sono in esposizione e reperibili presso il negozio New model center a Lanciano.
Fisico tonico e berretto spiritoso ingannerebbero chiunque, ma qualora lo considerassi un Peter Pan cresciuto sottoscriverei il falso. Lo penso anche quando i miei occhi penetrano attraverso il vetro e focalizzano nomi di manga e fumetti custoditi con estrema cura.
“Takehiko Inoue è uno dei miei fumettisti preferiti. Ho amato Slam Dunk, manga incentrato sul basket. Adesso mi sono appassionato a Vagabond, perché è davvero un artista straordinario”.
Vagabond è una serie ispirata a Musashi Miyamoto, il più forte ronin giapponese.
In altre parole un samurai decaduto, ma il destino avverso facilita ai veri eroi l’ingresso nella leggenda.
La fantasia non si nutre a caso e non posso evitare di soffermarmi sulla collezione di spade che esibisce con discrezione. Sono spade usate per scopi cerimoniali. Gianni indica il manico cucito in pelle e mi spiega che un tempo, prima del periodo di pace dell’età Edo, la pelle di squalo aiutava i samurai a tenere ben salda l’impugnatura quando il sangue cominciava a scorrere.
2015, eccoci qui a parlare delle gesta dei samurai giapponesi. Se ascoltassi solo la parte razionale e se mi guardassi intorno, direi che ho superato la trentina e mi trovo a Mozzagrogna, in Abruzzo. Plutone sembrerebbe pianeta ben più raggiungibile, ma ho imparato che spazio e tempo qui dentro non contano.
Un’impressione nata durante la mia prima visita con Francesco, l’amico in comune che ci ha presentati. E’ passato qualche mese e siccome l’estate è più vicina, la luce del sole è più forte, illumina pure i minuscoli granelli di polvere sospesi in aria. Ma non dovrei dar retta all’apparenza. Perché inganna e me lo ripetono sin dalla nascita.
Magari Peter Pan non abita più qui, tuttavia vedo, anzi immagino, granelli che pian piano formano un castello di sabbia. A differenza di tutti gli altri distrutti dalle onde del mare, questo è speciale, perché destinato a resistere.
Soltanto un attimo dopo Gianni ha riposto le spade e i samurai sono tornati ad occupare il loro posto nella storia.
Prima di andare via noto un particolare. Anche se di poco e in modo del tutto impercettibile, la Time machine di Ritorno al futuro si è mossa.
Per il Reportage fotografico completo http://www.gianlucascerni.it/
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