Quando un libro salva l’anima

B. è seduta nella sua mansarda e attende che arrivi uno sbuffo di calore dal radiatore, che sembra non funzionare. Forse a causa del gelo crescente di quest’inverno, stasera si è rifugiata in un silenzio più assordante del solito. E’ sufficiente un attimo, perché i miei occhi stanchi e distratti ritrovino B. accanto alla sua libreria con un volume in mano. Il calore continua a non arrivare, ma è evidente che lei non se ne cura più. Ha assunto un colore diverso in viso, gli occhi si muovono vivaci e il sangue sembra scorrere di nuovo nelle sue vene.

Fisso mani che sono meno bluastre e livide rispetto a prima: la circolazione si è riattivata a dovere e procede a gonfie vele man mano che lei continua a sfogliare pagine su pagine.

Lì, in un minuscolo angolo di una piccola stanza, B. si sta liberando dal fantasma della giornata di lavoro da dimenticare, dallo spettro lasciato in eredità da famelici pensieri e dubbi che si nutrono con il corpo e si saziano con lo spirito. Per questo, dovrà lottare ancora tanto, ma questo attimo di pace è tutto suo ed io non devo far altro che rispettarlo, andando via.

Un nuovo mondo, un mondo nuovo. La libreria di B. è eterogenea, tuttavia non è grande come quella di Fernando Colombo. Dopo aver accompagnato il celeberrimo e contestatissimo padre nei suoi viaggi verso l’Oriente, naturalmente “passando per l’Occidente”, Fernando tentò di aprirsi una strada tutta sua verso un Mondo nuovo, costruendo una biblioteca che potesse contenere tutti i libri scritti e pubblicati sino ad allora.

Consapevole del suo DNA e noncurante di un progetto francamente irrealizzabile, si trasformò in un cacciatore di libri instancabile, un viaggiatore capace di comparire ovunque: un “Forrest Gump rinascimentale”, come lo ha definito recentemente il giornalista di Repubblica Marco Cicala.

Ad inizio Cinquecento il numero di libri stampati non era certamente paragonabile a quello di oggi, eppure Fernando non riuscì nell’impresa che dava peso alla sua anima – a tratti simile, a tratti diversa – da quella che aveva animato quel padre così famoso e contestato, così ingombrante e onnipresente. Nella sua casa di Siviglia Fernando raccolse migliaia di libri, ma più che liberare la sua mente, quelle opere finirono per rendere Colombo jr prigioniero di un’ossessione, invalicabile quanto la gabbia che lui stesso fece costruire all’interno della sua biblioteca: ne calcolò le dimensioni in modo millimetrico, lo spazio sufficiente affinché i visitatori potessero sfogliare i volumi senza incorrere nella tentazione di rubarli.

Da Siviglia ad AnkaraDa Fernando a Serhat. Qualcuno potrebbe catalogare una lunga lista di desideri e stabilire che il desiderio di Fernando sia un desiderio appartenente ad epoche remote, che non ci appartengono più. Quel qualcuno è avvisato: cadrebbe nella stessa trappola pronta ad accogliere tutti coloro che snobbano la lettura.

A smentirli questa volta non ci sono schiere di intellettuali e professori boriosi, bensì uomini che ostentano umiltà ogni giorno, con i piedi ben piantati per terra. Nella capitale turca i netturbini di servizio nel quartiere di Çankaya hanno salvato e recuperato migliaia di libri trovati in mezzo alla spazzatura e destinati ad una triste, mesta discarica. Tra di loro c’è Serhat Baytemur.

All’inizio questo giovane trentaduenne aveva pensato di creare una piccola biblioteca a casa sua – anche questa non paragonabile a quella di Colombo Jr – ma quando il numero di libri è cresciuto a dismisura, quel desiderio così intimo e personale si è trasformato nella missione corale che ha coinvolto i suoi colleghi e ora stringe una comunità intera.

Lo scenario è mutato. Così grazie all’impegno del sindaco Alper Tasdelen e della cittadinanza, tutte le opere salvate da sorte ingloriosa sono state opportunamente trasferite in una fabbrica dismessa. Lì dove si producevano mattoni su mattoni, sono stati raccolti e catalogati libri su libri. In un capannone abbandonato con la ringhiera in ferro, simile a tanti altri che si trovano in periferie sterminate di grandi o piccole città, oggi si stagliano scaffali capienti in grado di ospitare seimila opere letterarie di tutti i generi – dai fantasy ai trattati scientifici – edite in turco così come in lingue ben più diffuse come l’ inglese o il francese.

In luoghi semplici e spogli, si è lentamente consumato un nuovo miracolo, considerando che viviamo nella “Google era”: la febbre del libro si è diffusa rapidamente. Oggi le persone donano volontariamente opere e scritti alla biblioteca, e grazie al lavoro degli addetti alla nettezza urbana sono soprattutto scuole e penitenziari a beneficiare di questa opportunità, in un paese dove resiste il triste rapporto di una biblioteca ogni settantamila persone.

I visitatori si muovono tra banchi destinati alla lettura, tavole dove si può giocare a scacchi o consumare una tazza di caffè, volgendo le spalle all’angolo dove ci sono bancone e barbiere a disposizione. Certo, i tempi sono cambiati e possiamo confrontarci con il mondo e con il sapere viaggiando, vedendo un film, scaricando un documentario da YouTube.

Indubbiamente è arrivato il 2019, lo sappiamo: ma è arrivato in gran fretta ed è destinato ad essere vorace come gli anni che lo hanno preceduto. In questo millennio abbiamo imparato ancor di più che sono sempre i gesti semplici e umili ad ingigantire i piccoli passi che l’umanità compie in silenzio ogni giorno.

Da Ankara alla mia tastiera. Salvare una vita potrebbe comportare la salvezza del mondo intero. Ci ho sempre creduto, così come è altrettanto vero che oggi recuperare un libro ha acquisito ancora più importanza rispetto a ieri. Quando mi guardo intorno e rifletto su quello che in tanti dicono o scrivono, mi convinco ancor di più che salvare un libro ben scritto doni speranza e nuova linfa all’umanità, più di quanto non riesca alla tecnologia esasperata o alla spettacolarizzazione di certi eventi o personaggi.

Per questo, da qualche tempo, non da molto, mi ripeto a gran voce che ci sono libri in grado di salvare l’anima di ogni essere umano. C’è infatti da qualche parte, un libro giusto per ciascuno di noi, che si tratti di un libro consigliato, regalato o trovato casualmente. Magari è più vicino di quanto noi pensiamo. Un libro che capita al momento opportuno e che per questo possiamo paragonare alla persona giusta, colui o colei che vorresti al tuo fianco fino alla fine dei tuoi giorni.

E’ un paragone che va oltre la classica immagine del libro sul comodino, perché il libro giusto è al nostro fianco – idealmente più che fisicamente – in ogni  momento. Può essere aperto, sfogliato, richiuso in qualsiasi istante, anche se non è vicino a noi, anche senza l’uso delle mani.

Il libro giusto è così, può essere letto e riletto senza mai aprire gli occhi.

Anche perché spesso ad occhi chiusi recuperiamo un’immagine, un suono, una parola capaci di farci dimenticare il vuoto, il baratro o la percezione dell’oblio in grado di negare ogni senso alla nostra esistenza. E’ così, stando fermi, che possiamo guarire e magari salvarci. Magari in compagnia, magari stando da soli.
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