Nessuno corre da solo

“Da quel giorno lo chiamarono Jeeg Robot d’acciaio..” Queste potrebbero essere le parole che concludono una storia, una di quelle che fa venire in mente missioni pericolose, salvataggi all’ultimo millesimo di secondo tra le strade e i palazzi di una città piena di villain dal cuore cattivo e dal passato tormentato. “C’era una volta un uomo nato due volte”, invece, potrebbe costituire l’incipit della stessa storia. In ogni caso, gli ingredienti ci sono tutti; nascita, rinascita, ostacoli da superare, manca solo la classica maschera che copre il volto del supereroe di turno…

…A prescindere dalla vita vissuta, pare che Emiliano Malagoli, classe 1975, toscano, ci abbia sempre messo la faccia. Anche quando era uno dei tanti giovani uomini con spalle larghe e viso quadrato da provincia, uno di quelli che si incrociano in un bar di paese, dove trascorrere del tempo in assoluta vivacità, tra chiacchiere – come ricorda la sua amica Laura – e una grappa – come sottolinea l’amico Mauro. Nel bene e nel male, a Emiliano bisognava stare dietro sin da quando era piccolo e non sempre era possibile riuscirci. Vuoi perché a sei anni era il bambino che andava a scuola in mini moto, vuoi perché poco più che ventenne è già padre e marito.

Malgrado le raccomandazioni della madre Mariangela, i consigli della sorella Paola, il confronto quotidiano con il padre Mauro, Emiliano spinge a tutto gas, va su di giri, accelera fino all’inverosimile perché non è tipo da voltarsi indietro, sul circuito di un autodromo così come in strada. Tutto procede nel segno di una quotidianità  forsennata fino a quando, alcuni anni fa, cala una notte diversa da tutte le altre.

Emiliano sta percorrendo una strada di campagna che di colpo finisce avvolta nell’oscurità più assoluta. Basta un attimo e ne viene inghiottito; dopo qualche istante, a fatica, riemerge da quel buio. Non c’è nessuno intorno, è completamente solo quando improvvisamente viene abbagliato da una luce mai vista prima, che lo distoglie da tutto il resto.

Il chiarore si impadronisce di ogni cosa, ai suoi occhi cielo e terra si fondono per trenta secondi. Il mondo pare essersi rovesciato perché solo quando tutto torna buio. Emiliano realizza cosa è successo realmente: non è più in sella alla sua moto, ma è lì, disteso sulla terra che esala un alito freddo e umido, immobile perché a malapena riesce a girare il collo. Non essendo più in grado di muoversi non può salvarsi da solo: sul posto arriva la figlia Serena, giungono i soccorsi mentre il sangue continua a disertare un corpo che si sta prosciugando.

Resta addormentato a lungo, ma per fortuna il risveglio in una camera di ospedale è di quelli che lasciano il segno. Se si sopravvive a tutto questo, inizia quella seconda vita che implica necessariamente una trasformazione. Dentro e fuori.

Accade anche ai super eroi che, una volta presa confidenza con corazze o armature tratte da leghe di titanio, si scoprono capaci di poteri extrasensoriali, amplificati da un carattere e una volontà che alla fine trionfano sempre.

L’armatura di Emiliano è racchiusa tutta lì, nella protesi che sostituisce la gamba destra persa per sempre, nel ferro e nelle viti che tengono insieme quella sinistra. Con il passare dei giorni, impara a rispettare quella corazza che lo proteggerà dal villain più pericoloso: la rassegnazione, che un appassionato di motori potrebbe immaginare come un semaforo rosso per sempre.

…Un anno dopo quella notte è di nuovo giorno, il semaforo è tornato ad essere verde. Emiliano è in sella e si diverte sui circuiti. Sulla via del Mugello o verso Vallelunga, però, subisce una doppia folgorazione: da un lato c’è Chiara, nuova compagna, visione reale, nonché campionessa europea di motociclismo. Ma dall’altra parte si palesa un sogno che cresce fino a diventare realtà.

Emiliano sente che non può più correre da solo: vuole che tanti altri ragazzi come lui, diversamente – pardon  specialmente – abili, tornino in pista e riprendano la corsa davanti a quel semaforo sempreverde. Lo vuole davvero, consapevole che quella stessa visione ormai fa parte del suo destino.

Nasce così la onlus Di Di – Diversamente abili, che sin dal primo giorno propone lezioni, corsi di guida sicura, educazione e sicurezza stradale, preparazione alle competizioni con studio minuzioso dei circuiti. DiDi entra tra le corsie di ospedali dove i pazienti sono bambini. Grazie a minimoto e monopattini, i più piccoli tornano a sentirsi speciali, liberi di sfrecciare come se si trovassero all’aria aperta. Di fronte ad un nuovo amico i bambini non nascondono la loro curiosità e dunque le domande si accavallano.

D’altronde “osano” chiedere quello che i “grandi” fingono di non vedere: quella protesi in acciaio che mette a disagio tanti “grandi”, ha in realtà intenerito e indurito Emiliano nella sua nuova vita. Quella, appunto, di Jeeg Robot d’acciaio, alter ego felice di rispondere non solo alle richieste dei bambini curiosi, ma anche a ciò che sente di dover fare per gli altri.

Quei grandi che fingono di non vedere, non hanno diritto di urlare ai quattro venti che i supereroi non esistono, specie quando al loro cospetto Jeeg Robot d’acciaio dispensa sorrisi e ribadisce: “Continua a correre”.

Quando correva, Forrest Gump era in grado di arrivare ovunque. Jeeg Robot d’acciaio ha invece in mente un posto preciso e una data del calendario che non lascia spazio a rinvii.

Per affrontare la maratona più celebre di tutte si allena in spiaggia, insieme al coach Domenico, che allenandolo e sostenendolo, irrobustisce quella corazza ammaccata dall’inevitabile fatica. Nella testa dell’aspirante maratoneta New York non è come possono vederla tutti gli altri: manca la città soffocata da luci perennemente accese, strangolata da cartelloni ingombranti 24 ore al giorno. New York, invece, appare nuda e cruda, racchiusa in un concentrato di strade e vicoli che intrecciandosi formano un percorso lungo 42 Km e 195 metri che conduce all’ unico, possibile traguardo.

“Tutti dovrebbero poter correre una maratona nella vita” sussurra Annalisa Minetti, sua amica e famosa cantante, presidente onorario di DiDi.

Jeeg Robot d’acciaio lo sa e strizzando l’occhio birichino intende  mordere come non mai la Grande Mela, malgrado un dolore molto forte rischi di bloccarlo qualche giorno prima della partenza. Non cede, forse per quella parte di sé tutta d’acciaio, dentro e fuori, che lo spinge ancora una volta a sfidare l’impossibile. O forse perché da tempo non corre più da solo.

Al suo fianco c’è l’amico Claudio, idealmente ci sono anche tutte le persone incontrate, toccate, aiutate nel corso del tempo.

Il giorno della maratona diverse foglie ingiallite dall’autunno che avanza coprono il percorso. In tanti, al loro passaggio, ne calpestano alcune. Quando passa Jeeg Robot d’acciaio le foglie sembrano scansarsi e prendono invece a volteggiare. Non è più il caso di essere veloci, non è più il momento di tentare fughe in solitaria: nella nuova vita si corre l’uno accanto all’altro, anche perché durante una maratona  tutta l’umanità sembra capace di stringersi e riunirsi ( anche ) per il sogno di qualcun altro.

Dimenticata la sofferenza, assaporati gli ultimi metri, l’arrivo è il nuovo giorno che si apre.

Jeeg Robot d’acciaio potrebbe essere il personaggio ad effetto che chiude pagine già scritte. Ma il libro di Emiliano Malagoli, Continua a correre, edito da Paesi Edizioni, contiene un finale immune dal rischio di spoiler o rivelazioni fatali. E’ un’avventura in eterno divenire, destinata a proseguire, perché nessuno in fondo vuole il finale.

In merito al resto, la dedica ideale è riservata al lettore che ponendosi limiti e cercando alibi, resta poi prigioniero di sé stesso, illudendosi di essere straordinariamente libero e, inevitabilmente, normale.
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