Lettera al padre ( e alla madre )

Al di là della celebre lettera al padre scritta da Kafka, c’è una lettera al padre che ha stupito tutti e che viene dal mondo del calcio. Leggendola si ha la sensazione che a scriverla sia stato un giovane, giovanissimo calciatore deciso ad affrontare il padre, reo di aver ingiuriato l’arbitro durante l’ultima gara disputata. L’ignoto autore si lancia nella difesa di quest’ultimo, ma riesce nell’impresa di non accusare il destinatario del suo messaggio: il figlio vuole solo che il padre capisca e comprenda quanto sia importante il risultato mancato per un ragazzino che deve ancora formarsi.

Questa lettera al padre è diventata un manifesto corale, per società e dirigenti impegnati a far crescere un vivaio di giovanissimi. E’ un manifesto che non teme contraddizioni: ecco perché sono state avanzate diverse ipotesi sull’ identità del mittente misterioso. Ma in questo caso le parole dette contano più di una penna celebre o di un volto non noto al grande pubblico, perché aprono la porta a confronti più importanti. Quelli che si giocano sempre fuori dal campo.

Lo dimostra il fatto che se qualcuno oggi, chiedesse ai due fenomeni Messi e Ronaldo di scrivere una lettera al padre, entrambi si troverebbero di fronte alla sfida più difficile, apparentemente invincibile anche per coloro abituati a dribblare gli avversari con indubbia naturalezza e classe indiscussa.

Non si tratta di condividere o meno il genio letterario di Kafka: a differenza  del celebre scrittore o dell’anonimo giocatore, entrambi vivono un confronto con il passato ( e il presente ) che impedisce di trovare le parole giuste. In altre parole, il gol più importante della carriera. Da un lato c’è Jorge, una presenza a tratti ingombrante per il figlio Leo. Dall’altro José, ricordo pulsante, onnipresente per Cristiano.

Incapace di dire no al padre manager, con un foglio bianco davanti Lionel Messi avrebbe una lettera troppo difficile da scrivere, più ardua di qualsiasi dribbling, assist o prodezza mai compiuta.

Un uomo che non sa dire no si condanna da solo a tanti silenzi, così come ad un foglio che si ostina a restare bianco. Di tutto ciò Leo Messi non ne ha alcuna colpa. Semplicemente, sente di dover tutto a colui che anni fa lo ha portato in Spagna cercando una squadra che adottasse la pulce prodigio e la curasse, in tutti i sensi e da tutti i mali del mondo, povertà e salute cagionevole comprese. Jorge Messi ha scelto di essere ovunque si trovi suo figlio, ad eccezione del campo.

Quel campo resta l’unico luogo dove Leo fa tutto da solo; è lì che è possibile dimenticare tutto il resto, prima dello scadere dei novanta minuti. Perché allo scadere del tempo e oltre le linee del campo Jorge torna a rivestire la casacca del fuoriclasse.

E’ lui che spinge Leo verso la vetta dell’Olimpo, strappando contratti – che il figlio firmerebbe ad occhi chiusi – vantaggiosi anno dopo anno, scatenando guerre legali contro multinazionali come la Nike, liquidando un pool di procuratori esperti senza esitazione alcuna.

Il padre della pulga è l’uomo che nelle foto torna ad essere opportunamente discreto, disposto ad apparire di lato o alle spalle rispetto al figlio.

Come protocollo reale richiede, il principe va avanti e tutti gli altri restano dietro. Ma l’orecchio resta comunque teso verso l’unico uomo onnipresente, idolo incontrastato dell’idolo stesso: Leo Messi non versa lacrime amare e non ha bisogno di parole scritte nemmeno quando siede accanto al padre sul banco degli imputati, perché entrambi sono accusati di frode fiscale. Non sarà l’ultima accusa e nemmeno l’ultimo sospetto, ma l’ex impiegato metalmeccanico Jorge difende il figlio con instancabile tenacia. Oggi come domani.

Probabilmente non leggeremo mai, nemmeno tra tanti anni, una lettera in cui Messi lamenta un divario incolmabile tra lui e suo padre, mentre sicuramente Cristiano Ronaldo non riuscirà mai a recapitarla.

A suo padre Josè Dinis Aveiro Cristiano deve nome. Suo padre ammirava Ronald Regan in quel lontano 1985 e Ronaldo è sembrato forse il giusto tributo per dimostrarlo. Per il resto, Josè non è mai stato come Jorge, non ha influito sulla carriera del figlio, perché incastrato tra tutti i suoi problemi, condannato alla dipendenza perenne dall’alcool che lo ha portato ad una fine prematura, nel 2005.

Josè è il padre a cui il figlio Cristiano non può recapitare una lettera: ci sarebbe troppo da scrivere, a quel padre che ha rifiutato ogni aiuto e non è più uscito dal tunnel nel quale brancolava da tempo immemorabile.

Il fuoriclasse ha optato invece per una dedica social che impone pochi caratteri e parole semplici ed immediate

Posando in una foto con i figli, e con il ritratto del padre in primo piano, CR7 dimostra che può solo scalfire i brutti ricordi e le  cocenti delusioni, ma al contempo sembra pronto a guardare al futuro per non soffermarsi sui rimpianti di un passato mai sepolto.

A Cristiano resterebbe però una possibilità, visto che una lettera al padre non è più un messaggio che appartiene a questo mondo. A lui si potrebbe consigliare di scrivere alla madre. A quella Maria Dolores, lavoratrice precaria e madre di tre figli, che scoperta la gravidanza del suo quarto figlio decide di non metterlo al mondo.

Trova però sulla sua strada – sempre tutta in salita – un medico obiettore. Come rivelato in Mae Coragem, biografia autorizzata, Maria Dolores decide di proseguire nel suo intento e affidarsi ai consigli di un’amica che le suggerisce di bere birra calda e scura tutti i giorni. Quel rimedio casalingo dovrebbe consentirle di abortire spontaneamente, ma ciò non si avvera. La donna si arrende e pian piano accetta la sua condizione: il resto è storia, con una data precisa. Nel 1985 suo figlio viene alla luce.

Maria Dolores resta una donna determinata, capace di mantenere da sola i figli pur tra difficoltà incalcolabili. In questo ricorda da vicino suo figlio, perfezionista e deciso a non perdere mai, nemmeno quando gioca una partita amichevole a ping pong con l’amico Evra.

Cristiano Ronaldo e Lionel Messi si ritrovano di fronte di nuovo: questa volta fuori dal campo dove a sfidarli è il loro passato. Un mondo sterminato di rimpianti, speranze, gioie e dolori.

Non c’è nulla di straordinario in questo, anzi è tutto dannatamente umano. Nel mondo che li giudica e li esalta, resiste la voglia di avere risposte che tarderanno o non arriveranno mai. Quello che spetta ai campioni, questa volta riguarda anche noi: C’è una lettera al padre o alla madre custodita nei nostri cassetti. Una lettera che ognuno di noi vorrebbe scrivere, ma che molto probabilmente sarà destinata a non essere letta, perché non verrà mai consegnata o recapitata al destinatario.
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