La penna e la spada

Una volta che qualcuno riesce ad affondare la lama e il corpo del suo avversario inizia a grondare sangue, ne traiamo la conclusione che la battaglia è finita. Il nemico è battuto, non c’è più nient’altro da fare. Tuttavia soltanto le guerre combattute ad armi pari si concludono in tutta fretta: quando il sangue si mischia a ben altro, in un qualsiasi campo di battaglia, lascia un segno destinato a rimanere indelebile.

Notoriamente da una penna non cola sangue, ma tuttavia può trasformarsi in arma potente e pericolosa anche quando perde inchiostro.

Impossibile, un discorso da sognatore.

Difficile crederlo? Forse, ma in caso contrario, chi brandisce una spada non dovrebbe mai sfidare chi stringe una penna. Non avrebbe senso, ma successivamente scopri che accanto a coloro che reagiscono male alla vista del sangue, vi sono molti che non accettano la vista dell’inchiostro.

Lo chiamano l’avvocato blogger: Mario Piccolino era un giurista che conosceva il peso delle parole. Ecco perché ha fatto delle scelte ben precise scagliandosi contro le infiltrazioni camorristiche nella sua terra.

Ecco perché oggi nella sua Formia è lutto cittadino .

Un uomo chiamato saggio da chi l’ha conosciuto, definito mite e testardo. Ingredienti perfetti che disegnano il profilo ineccepibile del rompiscatole giusto e per bene, che non si arrende mai ed è caparbio, deciso ad andare avanti.

Nemmeno quando tu, meno coraggioso, inorridiresti alla vista del sangue che cola sul viso. Lui l’ha sentito scorrere e si è sentito ancor più legittimato a renderlo fertile, portando avanti una battaglia che si è conclusa soltanto pochi giorni fa.

Forse è ingiusto definirla persino una battaglia, perché in fondo non si tratta di un confronto combattuto con un nemico soltanto. La ricerca della verità è infatti l’obiettivo più nobile e faticoso, un sogno apparentemente irraggiungibile e che si può ottenere soltanto lottando su più fronti. Senza distinzioni di sesso, razza, epoche o latitudini.

Non ci sono solo quelli che combattono contro i potenti: Ci sono quelli che tentano di ostacolare il potere della penna in tutti i modi. Magari senza ricorrere alla spada e invocando un invito gentile, fuorviante come il canto delle sirene.

Rimani dalla nostra parte è il refrain più insistente

Quegli uomini e quelle donne – pochi in verità – che alla fine resistono devono sopportare il peso delle domande. Chi te lo fa fare? Non capisci che è un rischio? Cosa ci guadagni?

Ad Anna Politkovskaja una volta chiesero: Non hai altro a cui pensare?.

La giornalista russa ahimè resa celebre dalla sua morte più che dalle sue scomode inchieste, non riusciva a dimenticare la testa mozzata di un guerrigliero ceceno: l’aveva vista lì, inchiodata insieme a un paio di pantaloncini, al centro di un gasdotto in un villaggio della Cecenia negli anni del conflitto.

A quel tempo Anna P. era stata già avvelenata, minacciata, arrestata. Diresti che le aveva viste tutte, eppure non riusciva a dimenticare quella scena. Il motivo? L’aver vissuto già tante vite, penso, l’aver messo in conto che in fondo perderne una non è fatale.

La certezza che non erano riusciti a strappar via – con un colpo di spada – la sua umanità. Detto questo, Anna P. è stata uccisa nell’ottobre 2006 nell’ascensore di un palazzo a Mosca. con un colpo alla testa. Come l’avvocato – blogger di Formia. Avrebbe pubblicato a breve un articolo sulle torture perpetrate ai danni dei prigionieri durante la seconda guerra in Cecenia. Spesso si sente dire che abbia sfidato Putin alias il nuovo zar, ma in fondo conta relativamente. Perché in realtà la sua è una sfida a chi ha impugna lo scettro ingiustamente, affrontata laddove la violazione dei diritti civili si sposa in un matrimonio perfetto con crimini legittimati e perpetrati dalle stesse autorità di governo.

Ho letto un suo articolo, dove ha scritto: Vivere così è orribile, vorrei un po’ di comprensione

Parole rivelatrici e ricordano la vita di Veronica Guerin, la famosa giornalista irlandese uccisa dieci anni prima per la sua inchiesta contro l’industria del narcotraffico nell’isola di smeraldo. Ricordando il film sulla sua vita con Cate Blanchett, per l’ennesima volta sfuma l’immagine dell’eroe o dell’eroina che non ha paura, dei paladini indefessi che affrontano il pericolo senza riflettere. La paura resiste perché in fondo Davide è solo quando affronta Golia ed ecco che piovono le domande: talvolta banali, talvolta insensate, altre volte però premurose e legittime.

Nel  pezzo scritto per l’antologia Another sky il quesito più interessante è quello che in chiusura Anna P.  pone a se stessa:

Quale crimine ho commesso per essere considerata una minaccia, una bollata come una contro di noi?

La domanda però è il pretesto per la risposta che rende la vittoria della penna sulla spada eterna ed universale.

“Raccontare quello che vedo, accogliere le persone che non sanno dove andare”. Scrivere dà a chiunque l’opportunità di ospitare in uno spazio ristretto, ma sufficiente, chi non ha voce in questa vita. Di coloro che non hanno più la loro vita. Quando le parole mancano il trionfatore è sempre lui, Golia. Un destino che pare innegabile e umano, inevitabile ogni volta che la spada ferisce mortalmente e annega nel sangue l’inchiostro di quelle parole che invece tramortiscono l’indifferenza e risvegliano la coscienza.

Il giorno dopo, quando questi eroi non ci sono più, riscopriamo il potere delle loro parole che traduce la forza del pensiero, del coraggio, di un sacrificio destinato a salvare anche chi non fa nulla per affermare ciò che è giusto.

E’ vero:  la spada è affilata e recide, ma è la penna a lasciare un segno. L’inchiostro è indelebile più del sangue stesso. Alla fine rimane solo ciò che resta impresso.

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