I piccoli e i grandi passi di Larilù
Questa poltrona nera è comoda, penso, ma resto in piedi. Per un momento punto gli occhi all’esterno, sulla centralissima via de Crecchio che fa angolo con Via Veneto, nel cuore di Lanciano. Quella che per i passanti è la vetrina di un negozio, per qualche istante diventa la mia piccola finestra sul mondo: lo stesso che osservano i tanti clienti che da anni fanno acquisti qui, da Larilù.
L’anagramma. “Larilù è l’anagramma dei nostri nomi”: Luana non può evitare di sorridere, inconsapevole che ha già anticipato la prima domanda. A dir la verità avrei potuto intuirlo, ma siccome Larilù è nome che suona davvero bene, avrebbe potuto benissimo significare altro.
Siamo in un negozio di scarpe e questo è inequivocabile: campeggiano con garbo nelle nicchie nella zona uomo o nel reparto donna, cosi come in quello per i più piccoli – dove ti imbatti anche in peluche e palloncini – mentre le vetrine le mostrano a coloro che continuano a fermarsi qui davanti anche durante l’orario di chiusura.
“Sono rigorosamente in pelle e non hanno nulla di sintetico”. Luana gioca d’anticipo e fa bene, ma io non sono il solito cliente; ecco perché almeno oggi le scarpe di Larilù per me non sono articolo in vendita o semplice oggetto di consumo.
Ma non è solo questo: qui dentro c’è un pezzo del nostro Made In Italy tanto amato all’estero e queste calzature sono protagoniste di storie e aneddoti prima ancora di essere acquistate, indossate e vissute.
Fisso comunque nomi di marchi famosi, ormai storici, sicuramente i più importanti di questo settore: ci sono tanti modelli diversi perché uomini, donne e bambini non siano costretti alle solite scelte difficili e soprattutto riduttive.
Intanto, Luana è a suo agio. Accanto ci sono i fratelli Alessandro e Ilaria, mentre lì, non distante dalla mia fedele agenda rossa, papà Pino per il momento resta in silenzio e ascolta la nostra conversazione: in fondo un dialogo amichevole, costruito su domande che incontrano subito risposte. Cosi scopro che Alessandro e Ilaria sono entrati a far parte di questo piccolo mondo da qualche anno, ma matura subito il sospetto che fossero predestinati a varcare questa soglia.
Ai miei occhi Larilù non è più un semplice anagramma, ma è l’ incrocio di tre vite. Il punto di incontro di tre personalità, forti e molto diverse tra loro, che qui si sono ritrovate nel momento in cui tutti i membri della famiglia Russo hanno capito che era arrivato il momento della vera svolta. L’ennesima.
8 marzo 1997. Solo andata.
Prima di affidarle il timone, il padre indirizza una giovanissima Luana verso un negozio di scarpe del centro di Lanciano perché faccia esperienza. Ma quando l’8 marzo 1997 Larilù apre i battenti nel locale qui accanto, le aspettative del capostipite della famiglia Russo – per oltre vent’anni perito tecnico in una nota azienda meccanica – iniziano a concretizzarsi.
Oggi ci sono anche gli altri figli. Luana, Alessandro e Ilaria sono a disposizione dei clienti in ogni momento, per assisterli di fronte alle esigenze quotidiane e per condividere momenti importanti.
“Parliamo con loro e conoscerli ci aiuta a stabilire un rapporto di reciproca fiducia. Grazie a questo lavoro ho capito soprattutto quanto è fondamentale comunicare”. Alessandro è il più riservato dei tre, ma come tutti qui dentro non ambisce ad essere esclusivamente venditore.
Scarpe su misura. Tuttavia arriva sempre il momento in cui bisogna diventare o fare qualcosa di più. Non è un caso, ma una necessità: Larilù non si tira indietro e da qualche anno offre ai suoi clienti la possibilità di personalizzare le proprie calzature. Dettagli e colori, per quanto concerne la collezione uomo.
Ma poi ci sono quei momenti irripetibili. Penso alla donna, al giorno del matrimonio o alle cerimonie infinite dove errori o imprevisti non sono graditi.
“Spesso le nostre clienti arrivano qui con i loro abiti e ci danno carta bianca. Quello è il momento fatidico, il più delicato, ma anche il più stimolante: iniziamo a valutare, concepire e infine creare la soluzione migliore perché siano le più belle. Ma la qualità non sposa solo la bellezza, per noi anche la comodità è imprescindibile”
In punta di piedi. Ilaria ascolta e osserva la sorella, come fa ogni volta quando lavora, talvolta anche in punta di piedi. Sa che ogni occasione è buona per apprendere e si affida all’esperienza di Luana, ma al tempo stesso sa che è importante battere i piedi e far sentire la propria voce quando è il momento di scegliere.
“Di fronte ai campionari mi confronto continuamente con lei. Abbiamo gusti spesso diversi, ma il rispetto che entrambe nutriamo per le scelte dell’altra si rivela fondamentale per venire incontro alle tante esigenze dei nostri clienti. La differenza di vedute per noi è una potenzialità da sfruttare, non uno svantaggio”
L’e-commerce, esperienza che si rinnova. Oltre alle prospettive attuali, sono anche i trascorsi ad essere diversi e a rendere fortunatamente differenti l’animo e lo spirito di ogni membro della famiglia Russo. Me lo ricorda Alessandro, che in altre ditte ha messo continuamente alla prova le sue abilità e il suo pragmatismo.
Grazie alla sua iniziativa, Larilù porta avanti le capacità ed esperienze accumulate nel mondo di tutti i giorni abbracciando la filosofia e-commerce per la vendita dei propri articoli on line. Inizia cosi una scommessa voluta, l’ennesimo progetto importante condiviso senza esitazioni.
Non è casuale, visto che tra queste mura l’esperienza si consolida perché si rinnova: il locale subisce inevitabili e puntuali lavori di restyling, ma soprattutto si rinsalda quel legame forte e autentico che continua a dar ragione a un’idea, a un progetto che inizia in quel giorno di marzo, nel 1997 quando Pino riscopre la voglia di sperimentarsi con qualcosa di diverso, che prevede lavoro, impegno, sudore e passione. Ma che appartenga a lui, a sua moglie e ai suoi figli.
Forse siamo al cospetto del classico fattore ereditario: in ogni caso, Larilù non è solo un anagramma, perché è a pieno titolo un brand, ma soprattutto una caratteristica di famiglia.
Una di quelle che tenti di comprendere. Una di quelle che si tramanda, ma non si inventa.
Perché non è in vendita e non è esposta in nessuna vetrina.
( servizio fotografico a cura di Gianluca scerni. Tutti i diritti riservati )
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