I due pescatori e i due capitani

Guardo questo pescatore di notte che fissa il mare. Raramente ho visto uomini fissare altri uomini o altre donne con la stessa intensità. Il pescatore solca queste onde da trent’anni e forse dovrebbe ignorarle. Invece le osserva con insistenza, al punto da convincermi che la scrittrice inglese Virginia Woolf aveva ragione: ogni onda ha una luce differente.

Il pescatore si è invece abituato alle luci della costa lontana appena sei miglia e a loro non ci bada davvero. Sebbene appartenga a quel mondo e a quelle luci, ciò che lo accomuna agli altri esseri umani probabilmente finisce qui: quando è sulla sua barca torna a respirare l’aria che conosce meglio. Per molte ore la terraferma resterà un punto fisso all’orizzonte, immobile.

Quando il pescatore torna al suo lavoro ha subito altro a cui pensare e la lotta riprende immediatamente: il suo è il mestiere meno adatto per fantasticare facili guadagni perché non scegli di imbarcarti di notte per trainare una rete da pesca sul fondo del mare.

Sul ponte c’è il vento e trascina parole anch’esse stanche: questa voce dice che è forse tempo di smettere, di tornare sulla terra per sempre e di abbandonare. I tempi sono difficili, gli anni passano e le forze si affievoliscono.

Claudio e Danilo sono i due uomini a bordo del peschereccio Pugaciov, la loro barca è ribattezzata in onore del cosacco ribelle Pugačëv che sfidò Caterina di Russia e fu tradito e poi ucciso a soli trentatré anni. Escono in mare dal 1980, incuranti del cielo che si oscura, degli anni che passano, del freddo spesso pungente e dannatamente umido. Penetrante, maledettamente persuasivo.

Foto di Giancarlo Bomba http://www.giancarlobomba.it/photography/

Il vento finalmente si placa e quando il giorno si avvicina il mare torna ad essere quello che è: infinito, potente, irresistibile, impossibile da capire per chi come me non ci dialoga e guarda ancora la terraferma.

I due soli uomini dell’equipaggio passano diciotto ore in barca, tre volte a settimana, da trentacinque anni.

Sono due pescatori, due capitani, due mozzi. A bordo del piccolo peschereccio nessuno comanda e nessuno obbedisce all’altro. Loro rispettano il tempo che passa e le lancette che scorrono; obbediscono al tempo mentre il cielo si schiarisce e nei secondi in cui diventa torvo, chiaro, inequivocabile segnale che la tempesta si avvicina.

Non ero ancora nato quando hanno cominciato a praticare la pesca a strascico: ogni tre ore i due pescatori risalgono le reti che la barca trascina in fondo all’Adriatico perché la pesca sia fruttuosa. Ma il mare che mai si conosce e difficilmente ti risponde restituisce di tutto. Nelle reti non cadono solo pesci, ma anche rifiuti che non hanno nulla di poetico, di profetico o di remunerativo.

Diciotto ore in barca per pescare – basterebbe questa prospettiva a farmi salire su questo ponte solo una volta nella mia vita. Non si parte per un viaggio avventuroso, l’avventura finisce nel momento in cui si invoca la sorte e si prega di tornare la sera con un bel bottino.

Una volta tirate su le reti – sempre a intervalli di tre ore – Claudio e Danilo si occupano della selezione del pesce pescato che verrà prima messo nei refrigeratori a bordo e successivamente portato all’asta al rientro, alle sei di sera, dopo un giorno di lavoro. Ne il vecchio e il mare di Hemingway il protagonista Santiago non prende un pesce per ottantaquattro giorni, ma questa volta il Pugaciov non è stato molto più fortunato: si riescono a coprire soltanto le spese per il gasolio.

Diciotto ore che sembrano amare e ingiuste. Eppure ci sono stati i gabbiani, c’è stata la luna, poi è arrivato il sole. Li hai sentiti direttamente sulla pelle e li hai visti da vicino perché non sono filtrati attraverso vetri di finestre o fessure di persiane.

In questi giorni il mare non sembra poetico, ma cattivo. Sembra uccidere senza pietà però nessuno lo biasima. Sappiamo che non è colpa sua, che è colpa di chi non ha coscienza, di coloro che gettano altri uomini su barconi destinati ad affondare.

Quelli che hanno coscienza dal mare traggono forza: a largo della costa abruzzese ci sono anche loro, Claudio e Danilo, due pescatori che spesso ammirano ciò che per molti inchiodati su comode sedie e o calde poltrone resta incomprensibile.

Ma questo in fondo non conta, poiché tutt’intorno c’è qualcosa di infinito, di oscuro e di imprevedibile. La loro mente non vede barriere e quindi non le immagina neanche. In fondo ai sogni ci credono, come Pugačëv.

Foto di Giancarlo Bomba http://www.giancarlobomba.it/photography/
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