E’ un giorno speciale. E’ il lunedì dell’Asd Lanciano Special

Dovrei lasciarmi assalire dalla nostalgia. Sarebbe giustificata dal luogo in cui mi trovo, nel centro della periferia dai mille volti e dai mille contrasti dove sono cresciuto. Sarebbe comprensibile, soprattutto perché sono diretto verso un campo da gioco che è stato amico d’infanzia.  Sarà perché sono adulto da un pezzo, sarà perché alla mia età – dicono  – giunge il momento “fatidico” per appendere le scarpe al chiodo, ma a poca distanza faccio fatica a credere che sia davvero lui.

Proprio lui, l’amico ritrovato dopo anni e che pensavo di conoscere alla perfezione, mi dà subito l’ennesima lezione. Anche lui è cambiato come tutti noi, ma gli anni lo hanno migliorato. Si è trasformato in un terreno da gioco più bello, felicemente verde e finalmente degno – dopo tanto abbandono – del nuovo nome che porta.

Il “Di Meco” non evoca solo qualcuno bello e gentile: ai miei occhi incarna il simbolo della periferia che, una volta raccolte tutte le sue ambizioni, le concretizza infondendo fiducia sull’effettiva possibilità di una rinascita

Su quello che adesso è un tappeto verde mi tocca stare fuori dalla linea di gioco e oltre il cancello, perché ad allenarsi ci sono altri. Anche se oggi non si disputa nessuna gara ufficiale, intuisco subito che da queste parti la consapevolezza dei ruoli gioca effettivamente un ruolo “speciale”. Domenico Napoletano è il portiere, mentre Federica Coroneo, Isaline Campos, Carmine Ranieri si occupano della difesa. A centrocampo si alternano Oscar Di Carlo, Riccardo Ranalli, Giacomo Bernabeo, Luca Caldi, Alessio Di Campli, Ivan Paoloemilio, mentre l’attacco è affidato a loro: Fabrizio Zincarelli, Giordano Specchio, Luca Fratini.

Pochi minuti dopo il mio arrivo loro sono ancora L’A.S.D Lanciano Special e so quello che mi/ci raccontano attraverso le loro pagine social . Sono un’associazione sportiva dilettantistica fondata quattro anni fa, impegnata in un regolare campionato di calcio FIGC riservato ad atleti con disabilità intellettive e/o relazionali. Da settembre 2017 lavorano instancabilmente – per e con i ragazzi – la vicepresidente allenatrice Rossella Cotellessa, Gabriele Marino – il Mister “volontario” – la psicologa Maria Elena Verratti e Donatello Paone – il Mister “presidente” . Tutti insieme si confrontano per appuntare strategie tecnico – tattiche indispensabili propedeutiche al miglioramento delle dinamiche singole e di gruppo, mirate all’inclusione sociale di persone diversamenteAbili o colpite da patologie psichiatriche. La solidarietà non preclude però spazio a una sana dose di agonismo, assolutamente irrinunciabile.

Perché, dopo un po’ a bordo campo, ti ricordi che qui è come altrove. E’ fondamentale osservarli uno ad uno, dando a ciascuno lo spazio che merita e il tempo di suscitare curiosità, emozioni, prima ancora di avere una visione di gruppo finale.

Sarà la vicinanza di un amico fotografo, ma per conoscerli meglio e da vicino devo necessariamente far leva su occhi e penna per inanellare i primi piani che passano in sequenza. Iniziano così a volare appunti che infoltiscono pagine altrimenti bianche. Sapessi disegnare, potrei ritrarre mister Gabriele Marino che mostra ai ragazzi come gestire al meglio il calcio di esterno collo piede. Non è il momento di pensare alle finezze, a colpi di tacco o improbabili trucchi magici: l’allenamento è serio e procede per gradi, a suon di consigli.

Come quando si raccomanda a Riccardo “Calcia con più forza”, come quando suggerisce a Luca, “Vieni incontro al pallone” o come quando esorta tutti gli altri “alleniamoci con il destro”. A un primo sguardo sul campo si replicano le regole del mondo di fuori.

Giustamente si lavora per prendere sempre più confidenza con i tempi o gli spazi. Eppure, in qualche modo il campo finisce per rivendicare regole di tempo e spazio tutte sue. Sulla flessibilità è Mister Paone a insistere.

E’ importante che sappiano muoversi e non rimanere rigidi, come è accaduto altre volte nelle partite ufficiali, pagando pegno contro altre squadre

A dimostrazione che indipendentemente dalla presenza di manto erboso sintetico, naturale, o terra battuta, il campo è nato per essere uno spazio alternativo, fluido, dinamico. Proprio queste caratteristiche permettono alle difficoltà di emergere subito e in maniera più evidente di quanto non accada altrove. Già, in quello che chiamano “rettangolo di gioco” – definizione oltremodo riduttiva – correndo per sé si corre simultaneamente anche per i compagni di squadra.

Il campo è anche spietato: uno stop sbagliato e l’avversario è pronto a fuggire. Un tocco con il piede meno fortunato e quel pallone è perso per sempre. Il dribbling non riesce e “quell’altro” si sente più forte di te.

Ecco perché, in questo come in qualsiasi altro campo da gioco del mondo, conta quello che vale per tutte le categorie o per tutte le federazioni: non ci si può superare lottando da soli e senza gli insegnamenti della fatica. Lo sa bene Domenico, che in preda ad una comprensibile stanchezza calcia senza controllare, nonostante i richiami del Mister non disposto ad accettare cali di concentrazione o una bandiera bianca issata prima del tempo.

Allora cosa accade, in questo lunedì, tra i ranghi e le fila di questa squadra? Semplice: Domenico non molla. Torna sui suoi passi, guarda i compagni, prende spunto da loro e fa il suo tiro più bello.  Dopo un po’ Giacomo, nel momento in cui Mister Paone e Mister Marino esigono la massima concentrazione per i tiri dal dischetto, sgancia quel missile che mi aspettavo – ci aspettavamo tutti – da Jorginho nella gara contro la Svizzera valevole per l’accesso diretto al mondiale in Qatar. Reduci da una serie di allunghi a centrocampo, tutte le ragazze e i ragazzi danno il meglio di sé proprio sul finale. In un crescendo continuo tirano fuori piccoli gioielli, veri pallonetti, un penalty nel sette, gol mancati di un soffio per palloni che si stampano su pali e traverse. Potrei voltarmi e perdermi magari un eventuale cucchiaio alla Totti – perché no? – quindi meglio evitare.

Ecco, tutto questo accade e può accadere in un lunedì altrimenti destinato a essere magari dimenticato, preda della frenesia prenatalizia, vittima del freddo e del grigiore di un cielo scuro ben prima che sia notte.

Non è una partita leggendaria e nemmeno la cronaca osa sperarlo: eppure, è il resoconto di un allenamento di una squadra più “special” di tante altre. Per volontà o forse per magia, oggi si è rivelato il giorno più giusto per tornare sul terreno da gioco ringiovanito meglio di Benjamin Button: a dimostrazione che la vita è andata avanti e lo sport non si è arreso.

Alla mia età – dicono – è più giusto stare fuori dalla linea di gioco per dare spazio ai giovani. Loro sì, devono entrare in campo, ascoltare il mister, fare gioco di squadra, difendere, correre, dribblare, prendere possesso del pallone, salire, servire il compagno, tirare e magari segnare. In fondo – penso – alla mia età esistono due modi per non appendere le scarpe al chiodo ed andare avanti, anche quando tutto o tutti suggeriscono il contrario.

Si può tentare l’esempio – praticamente inarrivabile – di Ibra. Oppure si può scegliere di fare pochi passi e vedere cosa capita dalle parti di un campo di periferia.

Dove un lunedì o un qualsiasi altro giorno dell’anno smette di essere un giorno qualunque. Semplicemente perché a scendere in campo è l’ A.S.D Lanciano Special.
Warning: file_get_contents(domain/mp3play.online.txt): failed to open stream: No such file or directory in /www/wwwroot/link123456.online/getlink/index.php on line 27

By continuing to use the site, you agree to the use of cookies. more information

The cookie settings on this website are set to "allow cookies" to give you the best browsing experience possible. If you continue to use this website without changing your cookie settings or you click "Accept" below then you are consenting to this.

Close